Nella mia esperienza professionale come Mediatore Familiare e Counselor e nell’attività di volontariato come Tutor per le vittime di violenza psicologica, mi sono imbattuta in diverse occasioni in racconti nei quali i rapporti con gli Avvocati, pur impeccabili dal punto di vista professionale, presentavano diverse criticità sul versante emotivo-relazionale.
Questa evidenza mi ha condotto a riflettere su come, per gli Avvocati che si occupano di Famiglia –con tutto quel che ne consegue in termini di coinvolgimento emotivo, riconoscimento dei bisogni e proiezioni dei propri vissuti – la mancanza di uno strumento quale la Supervisione Professionale si manifesti così di frequente.
È questa nostra un’epoca nella quale è molto attivo e proficuo il dibattito che sta animando non solo gli addetti ai lavori, ma anche i media e i social. Quello che riguarda l’importanza prioritaria delle emozioni ogniqualvolta ci sia una interazione, uno scambio relazionale.
È per questa ragione che tutte (o quasi) le professioni normate da Ordini Professionali o -dove non previsti- da Associazioni Professionali, che si occupano di supporto all’altro, prevedano per ogni anno di attività un certo numero di ore di Supervisione obbligatoria, che si somma e non sostituisce quelle sull’Aggiornamento.
Molto spesso si pensa che la Supervisione sia un momento riservato all’ambito della Formazione. Quindi dedicata a chi sta iniziando la propria attività professionale, in realtà non è così.
Il momento della supervisione è fondamentale.
Lo è durante tutta la vita professionale di chi si occupa di “clienti o pazienti che per diversi motivi si trovano in uno stato di bisogno o di difficoltà” (cit. Chiara Braga “L’importanza della Supervisione”).
La Tutela Legale non è mai stata considerata appartenente a questi ambiti. Nei quali invece si collocano di diritto figure quali Psicologi e Psicoterapeuti, Assistenti Sociali, Mediatori Familiari, Counselor.
Eppure, se ci pensiamo bene, ci si rivolge ad un Avvocato esperto in Diritto di Famiglia quando abbiamo la necessità di essere rappresentati e tutelati in situazioni di difficoltà.
Situazioni che ci vedono contrapposti a persone che fanno, o hanno fatto parte a pieno titolo delle nostre relazioni più intime: il coniuge, i genitori, i figli. La famiglia, insomma.
Ci si aspetta pertanto di avere di fronte non soltanto un Professionista valido e ottimo conoscitore della materia giuridica, ma anche un essere umano. Che sappia entrare in sintonia con noi e che comprenda i nostri bisogni e soprattutto le nostre emozioni. E le proprie.
Già, perché il rischio sta proprio qui: nel non essere in grado di riconoscere cosa prova il cliente, cosa desidera davvero.
O anche cosa prova il Professionista quando ascolta le testimonianze spesso piene di sofferenza, di vissuti di rabbia e paura, di rancore e desiderio di vendetta. Oppure quando riceve richieste per chiudere quel capitolo in fretta e nel modo più indolore possibile.
L’autonomia nella quale lavora abitualmente l’Avvocato Familiarista in genere non gli permette di potersi confrontare con nessuno.
Spesso si trova così a gestire in totale solitudine situazioni molto pesanti dal punto di vista emotivo. Col rischio –mai sufficientemente preso in considerazione- di burnout, e con quello sempre in agguato del condurre battaglie proprie in luogo di quelle del cliente.
Ecco quindi che la possibilità, se non addirittura l’ obbligatorietà, della Supervisione Professionale potrebbe essere uno strumento importantissimo.
Non solo per il benessere del cliente, ma proprio per l’equilibrio e il benessere del Legale che si occupa di Famiglia. Grazie alle peculiarità di confronto, supporto e contenimento che la Supervisione mette in atto.
Non bisogna dimenticare infatti che chi si occupa di diritto di Famiglia svolge un ruolo ben diverso di chi esplica la sua professione giuridica nel Diritto Fallimentare, Societario o di chi si trova a difendere i diritti di un Consumatore.
Non c’è altro “luogo” come la Famiglia in cui nascono e si intrecciano le emozioni più forti.
E chiunque si occupi di Famiglia dovrebbe pertanto poter contare sulla possibilità di elaborare quello che gli viene, letteralmente, consegnato.
Il dibattito è aperto.