Durante la quarantena l’abbiamo sperimentato un po’ tutti: passare tanto tempo assieme, in famiglia, è una cosa abbastanza rara.
Covid19 a parte, di solito questo succede durante le feste comandate e per le vacanze, quando i figli sono a casa da scuola, i genitori un po’ più liberi dal lavoro o in ferie e, magari, è l’occasione per riunirsi con zii, nonni e vari rami del parentado.
Alcuni tornano al paese natio, altri al posto di ogni estate, altri viaggiano e scoprono ad ogni vacanza una nuova parte del pianeta.
Passare tanto tempo in famiglia, condividere notte e giorno gli spazi, ma anche gli umori e i rumori, gli odori, le piccole manie che ciascuno ha può scatenare reazioni sorprendenti.
Nella crisi familiare però – perché è in queste situazioni che noi mediatori familiari entriamo in gioco – le vacanze sono in genere un momento molto delicato.
Per le famiglie che non hanno un equilibrio stabile, che già faticano durante l’anno con una routine che arranca ecco che, complice il caldo, le nuove sistemazioni estive, ma anche le aspettative di riposo e libertà frustrate, il conflitto esplode.
Anche senza conflitto, l’estate per la famiglia media significa superlavoro.
Innanzitutto perché le ferie non coincidono con le vacanze. Quindi occorre rivedere tutta l’organizzazione dei figli con centri estivi, gite e viaggi e relativi esborsi economici.
Poi, possono esserci dei riti familiari da rispettare, la visita ai nonni o ad altri parenti, piuttosto che l’alternanza o la convivenza con fratelli e cugini nella stessa località di villeggiatura.
Per non dire delle famiglie “cespuglio”, dove c’è l’incastro a volte veramente complicato di date, luoghi e persone per cui servirebbe una laurea in management perché tutto funzioni senza intoppi. (Oppure le doti di ascolto, progettazione e facilitazione di un mediatore familiare…)
L’estate può essere fonte di grande impegno organizzativo, economico e di pazienza per molte famiglie. Per le coppie separate con figli lo è normalmente ancora di più.
Inoltre, quest’anno, a causa della situazione precaria che stiamo vivendo tutti, le restrizioni negli spostamenti, magari la prudenza economica, se non proprio la scarsità di mezzi, l’incertezza del futuro e la stanchezza accumulata a causa della pandemia, viviamo un’estate rovente.
Questo però non è un articolo in cui si parla della progettazione della cura dei figli nel periodo estivo nella separazione dei genitori – attività normale durante una mediazione e che necessita di una buona comunicazione tra i genitori.
Non parla nemmeno dei casi assai drammatici in cui le vacanze sono l’occasione purtroppo di allontanare il figlio dall’altro genitore con gravissime conseguenze.
Qui vi parlo di come si possa usare la mediazione anche per risolvere una singola questione che sta avvelenando la vita familiare: le vacanze.
Perché se è vero che le vacanze sono un momento delicato nella crisi familiare, è anche vero che attorno alla questione “vacanze” si possano creare dei conflitti, delle incomprensioni, delle ruvidità, indipendentemente da qualsiasi altra circostanza.
Mi sono trovata di fronte a persone per cui è inconcepibile l’idea di restare in città ad agosto.
Altre invece non si capacitano del cambiamento che devono affrontare quest’anno rispetto a consolidate abitudini vacanziere.
Altre ancora che considerano, per le ragioni più varie, le vacanze uno stress ancora più grande della quotidianità lavorativa.
In tutti questi casi è molto facile cercare e trovare un capro espiatorio: lo si trova giusto a portata di mano in famiglia.
È come se queste persone nella loro mente facessero il paragone tra un’estate ideale, magari affezionati come sono all’immagine di una spiaggia bianca con le amache tra le palme, e l’asfalto rovente della città. Allora è facile deprimersi un po’, arrabbiarsi e trovare qualcuno da incolpare.
Ma noi mediatori non siamo interessati alle colpe. E anche se è difficile progettare un’estate diversa, dopo che uno ha investito aspettative, soldi, la propria immagine e tutto se stesso in una vacanza tanto agognata, noi lavoriamo come agenti di realtà. Se le Maldive – o altra destinazione esotica a scelta – sono escluse, se il conto in banca piange, qual è la vacanza che ragionevolmente può soddisfare i bisogni di tutti i componenti della famiglia senza pregiudicare ulteriormente le finanze e risolvendo il conflitto che mina le buone relazioni in famiglia?
Ed ecco che in mediazione la coppia si presenta con depliants, brochures e orari dei traghetti e dei parchi acquatici. E mentre si parla della Maldive o del Taj Mahal (“chissà quando ci ritorneremo…”) si scopre che una bella avventura può iniziare ovunque, quando si sta bene assieme.