Quando la coppia entra in crisi, dirimere il conflitto è spesso un’impresa assai ardua. La maggior parte delle volte, ci si rivolge subito agli avvocati. Questi professionisti, qualificati per la consulenza legale, tuttavia potrebbero mancare di una formazione specifica in ambito psicologico-relazionale.
Una relazione di coppia è fatta di emozioni, sentimenti, valori, regole, origini culturali e familiari che si intersecano
All’inizio del rapporto, durante il cosiddetto innamoramento, ogni componente tende a mettere da parte, anzi, a nascondere il background e a vedere nell’altro solo gli aspetti che ritiene gradevoli, ammirevoli, attraenti.
Poi arriva il giorno in cui quel background emerge in tutta la sua forza e allora possono essere dolori. Nascono i conflitti e, se la crisi investe anche figli minori, il punto di vista psicologico-relazionale potrebbe rappresentare un valido aiuto a chi si è specializzato nel diritto di famiglia.
In questi casi per esempio, potrebbe venire in aiuto la Mediazione Familiare.
L’espressione è ormai divenuta di uso comune indicando un intervento professionale rivolto alle coppie in crisi e finalizzato a ridefinire le relazioni familiari in presenza di una volontà di separazione e/o di divorzio.
Obiettivo centrale della Mediazione Familiare è il raggiungimento della co-genitorialità, ovvero la salvaguardia della responsabilità genitoriale individuale nei confronti dei figli, soprattutto se minori.
Tale obiettivo viene perseguito in ambito stragiudiziale essendo l’intervento in questione un tipo di ADR (Alternative Dispute Resolution).
La Mediazione Familiare è oggi più che mai una disciplina trasversale
Al fine di pervenire a una risoluzione pacifica e consensuale dei conflitti, attinge alla sociologia, alla psicologia, alla filosofia, alle scienze della comunicazione e alla giurisprudenza .
Generalmente, quando una persona è di fronte a una grave crisi e vuole separarsi si rivolge a un avvocato esperto di diritto di famiglia. Questi informa le parti dal punto di vista legale e, se volesse facilitare il dialogo in vista del ripristino di una relazione serena all’interno della coppia, potrebbe aggiungere al suo bagaglio professionale alcune competenze afferenti il campo delle emozioni e delle relazioni umane.
Per consigliare il cliente in modo scrupoloso, il legale dovrebbe sapersi calare in un ruolo molteplice per evitare l’acuirsi del conflitto e salvaguardare il nucleo famigliare anche se diviso.
Poiché si tratta di un traguardo assai complesso da raggiungere, un avvocato di famiglia può decidere di collaborare anche con altre professioni di aiuto (psicologi, mediatori familiari, assistenti sociali etc.) affinché si possa creare una vera e propria rete protettiva intorno alla famiglia in crisi.
Risultato, quest’ultimo, di indubbio valore in quanto permette di evitare esasperazioni durante la fase giudiziale e ridurre notevolmente l’impatto negativo sui figli.
Fra queste professioni, come abbiamo visto, c’è quella del Mediatore Familiare. Figura professionale che fornisce aiuto e supporto all’avvocato e il cui ruolo ha acquistato negli ultimi decenni un’importanza sempre maggiore soprattutto in conseguenza dell’incrementato numero di nuclei famigliari in stato di estrema difficoltà.
Ma facciamo un passo indietro
L’avvocato di famiglia deve essere imparziale e adottare un metodo valutativo uniforme. Egli ha una funzione sociale che lo richiama a un atteggiamento deontologicamente ineccepibile.
Nell’ambito del rapporto con la parte assistita, l’art. 23 del codice deontologico stabilisce infatti che
L’avvocato non deve consigliare azioni inutilmente gravose, né suggerire comportamenti, atti o negozi nulli, illeciti o fraudolenti.
Il legale deve certamente lavorare per l’interesse del cliente e, per quanto possibile, evitare la distruzione dei legami familiari. Non dovrebbe identificarsi “anima e corpo” con la parte assistita e sa bene che è nell’interesse di tutti non fomentare il conflitto con la controparte.
Un buon livello di intelligenza emotiva contribuisce a valutare lucidamente ogni aspetto della controversia.
Scindere il diritto dalla immedesimazione affettiva, mantenere un comportamento aperto, interattivo e mai contrappositivo. Ma tutto ciò, benché auspicabile, non sempre si verifica nella realtà quotidiana.
Il problema si pone soprattutto quando le parti assumono ciascuna il proprio legale. In questi casi, che sono la maggioranza, fra legali “avversari” non dovrebbe esserci una contrapposizione radicale, ma una collaborazione professionale e umana al fine di pervenire a soluzioni condivise. Purtroppo, questa condizione ideale non è sempre facile da raggiungere.
Quando non si riesce a dirimere il conflitto, l’intervento del Mediatore Familiare può essere importante
Questi non lavora specificamente sugli aspetti psico-emotivi in gioco (che vengono demandati ai professionisti competenti in materia), adotta piuttosto un approccio eminentemente pragmatico.
Si confronta con la coppia lavorando sulle modalità di comunicazione quotidiana e sull’organizzazione pratica della gestione dei figli accompagnandoli nella ricerca di un accordo rispettoso delle loro esigenze. Questo potrà essere poi portato agli avvocati per il suo perfezionamento sotto il profilo giuridico.
Il Mediatore Familiare valuta già nei primi incontri se la situazione è mediabile oppure no. Se non lo è, valuta insieme ai mediandi se non sia piuttosto il caso di prendere contatto anche con altri professionisti (psicologo, psicoterapeuta di coppia, coordinatore genitoriale ecc. ). Se lo è, intraprende il percorso di mediazione familiare, per una durata di circa 12 incontri, durante i quali ci si concentra sulle emozioni e sui bisogni dei mediandi.
Il fatto che questi possano venire espressi e accolti in uno spazio neutrale, a-giudiziale e accogliente, permette che tutti i presenti possano capirli profondamente e i mediandi, attraverso un ascolto aperto e reciproco, potranno trovare il miglior accordo per le loro esigenze.
Come abbiamo visto, i tempi di una mediazione famliare sono piuttosto brevi e anche per quanto riguarda le parcelle, queste sono molto più contenute di quelle degli avvocati.
Per concludere, proficue relazioni professionali tra Avvocati e Mediatori Familiari potrebbero sicuramente condurre verso una soluzione pacata del conflitto.
Sembrerebbe che queste collaborazioni risultino oggi più che mai indispensabili, tant’è che da più parti se ne auspica una diffusa adozione.
Se una società vuole proteggere i suoi bambini deve cominciare con l’occuparsi dei genitori.
John Bowlby
Articolo della dott.ssa Maria Stella Punzo
Consulente Mediatore Familiare
Allieva della Scuola Buzzi – Brahmaputra Onlus