Prologo
L. (27 anni) è figlia di M. (61 anni, madre) e B. (57 anni, padre). I suoi genitori si sono separati quando aveva 11 anni ed è stata una separazione molto conflittuale.
I suoi genitori si fronteggiarono sia nella causa di separazione giudiziale, che in alcune cause penali, sia presso il Tribunale del Lavoro per il licenziamento del padre dall’azienda della madre.
L. ha scelto di rimanere a vivere con la madre, che ha dato vita a una intensa programmazione, durata 12 anni.
Fu proprio quest’ultima a chiedere aiuto, essendole diventato impossibile gestire il rapporto con la figlia. Accettò il percorso di mediazione familiare non senza difficoltà e fu sostenuta da una terapia individuale.
Anche L. dovette accettare il percorso di mediazione familiare. Infatti in questi casi non di rado si effettua una mediazione diretta tra il genitore alienato e il figlio alienante. Fu anche appoggiata da una psico-pedagogista.
Il padre rifiutò l’appoggio psicologico personale, ma partecipò alla mediazione familiare. Si trattò di un unico incontro in mediazione tra padre e figlia, da cui scaturì la ripresa dei loro rapporti.
L’intervista che segue è stata effettuata al fine di osservare gli effetti a lungo termine della PAS:
Mediatrice (M.) : Innanzitutto, grazie per l’intervista, per aver partecipato a questo progetto. Te la senti di parlare dei tuoi rapporti con i tuoi genitori?
L. : Mh.. mh! (acconsente annuendo)
M. : Hai bisogno di un momento per rilassarti?
L. : No, va bene.
M. : Va bene?
L. : Sì.
M. : Ok. Io mi sono segnata le domande in modo tale da seguire un filo logico, per non rimanere a metà di un discorso e dimenticare alcune cose che potrebbero essere importanti, ma preferirei seguire soprattutto il filo dei tuoi ricordi e quello che ti senti di raccontare. Innanzitutto, ti volevo chiedere di raccontarmi brevemente la tua storia.
L. : I miei genitori si sono separati quando avevo compiuto 11 anni. È avvenuto in un modo un po’ particolare nel senso che un giorno mio padre porta a casa una signora, ci presenta, lei mi saluta e poi dice una frase del tipo: “ vado di sopra a fare una telefonata”. A quel punto io ho capito che sicuramente questa signora già conosceva la casa e la situazione fra mio padre e mia madre non era rosea. Ho visto la situazione e ho immaginato che era la donna di mio padre e che mio padre non aveva intenzione di continuare il rapporto con mia madre … e mia madre si assentava spesso perché capiva che mio padre le era infedele e lo pedinava. A quel punto, un paio di giorni dopo io ho detto a mio padre: “ Papà se tu ami questa donna vai pure con lei”.
Io capivo la situazione perché ho visto i miei genitori litigare moltissimo e gli ho detto di andare e lui alla fine lo ha fatto. Forse non era la cosa che mi aspettavo, forse mi sarei aspettata qualcos’altro e, comunque, mi ha colpita tantissimo la reazione di mia mamma che a quel punto è crollata totalmente. Si è ammalata, è andata via di testa e in un certo senso mi ha accusata anche di aver fatto andar via mio padre perché io gli avevo raccontato quel che sentivo dandogli il permesso di andarsene.
M. : La situazione tra i tuoi genitori è evoluta in una separazione legale?
L. : Sì, però, ci hanno messo parecchi anni prima di riuscire ad arrivare a un accordo. Credo che abbiano litigato qualcosa come nove anni in Tribunale e poi hanno raggiunto un accordo al di fuori della legge grazie alla mediazione familiare.
M. : Con chi hai continuato a vivere quando i tuoi genitori si sono separati?
L. : Quando mio padre se n’è andato via di casa, io ho scelto di vivere con mia madre … e così è stato.
M. : Qual è il motivo per cui hai scelto di stare vicino a tua madre?
L. : Ufficialmente a mio padre ho detto che siccome lui andava con una altra donna, con un’altra famiglia e, quindi, non era solo, io preferivo rimanere con mia madre che comunque rimaneva sola. Poi, riflettendoci un attimo, mi sono resa conto che ero arrabbiata con mio padre, dato che aveva subito avuto un’altra figlia … Ho capito in terapia che mi sono sentita tradita, abbandonata da lui e, quindi … Era una forma di ripicca quella di aver scelto di restare con mia madre
M. : Ricordi qualcosa del periodo precedente alla separazione, del tuo rapporto con i tuoi genitori?
L. : Allora … ricordo … (è visibilmente in difficoltà e resta a pensare in silenzio una decina di secondi, poi riprende). Alcuni mi sono rimasti impressi ripensandoci. Una volta guardando un film – una famiglia che si separava – io piangevo come una fontana e dicevo “mamma mia che situazione terribile, per fortuna che non è capitato a me”. Alcune volte … mi ricordo che mio padre portava una rosa al mattino a mia madre che faceva la colazione a letto. Altre volte mi ricordo che litigavano perché uno diceva all’altro che russava e poi chiedevano a me di dire chi aveva ragione: “ho ragione io!” “No, ho ragione io!” e mi ricordo che litigavano molto comunque.
M. : Ti ricordi il rapporto con il tuo papà?
L. : Ah, lui mi adorava e avevo solo rapporti con lui in realtà. Mia madre era molto distratta. Anche io non stavo bene in sua compagnia. Anzi avevo un po’ di repulsione nei suoi confronti … Non avevo un bel rapporto con lei, non mi sentivo coccolata da lei, invece adoravo stare con mio padre, stargli vicino.
M. : E lui come si comportava con te?
L. : Mah, i miei ricordi … (si commuove e sembra in difficoltà, poi riprende). Non so! … Era molto amorevole, meraviglioso. Era sempre presente.
M. : Si può dire che era il genitore che avevi più vicino fra i due?
L. : Sì, decisamente sì.
M. : Dopo la separazione dei tuoi genitori, che cosa è successo nel rapporto diretto tra te e il tuo papà, è cambiato qualche cosa?
L. : Il cambiamento è stato tragico. (Si emoziona e si agita). Devo dire che in questo momento sono molto agitata … non ricordo lucidamente cosa è successo … però, ricordo che in qualche modo si sono interrotti i rapporti. Anche in modo molto brusco, che non mi sentivo libera di frequentarlo e non ho più voluto vederlo.
M. : Non capisco, l’hai visto sempre più raramente, oppure c’è stato un episodio per cui tu poi non l’hai più voluto vedere?
L. : Mah … è successo che … Principalmente, io dovevo vederlo fuori di casa e non potendolo vedere più a casa, era cambiato il modo di vederlo. Ci vedevamo al ristorante o in un ambiente molto artificiale che non era quello in cui eravamo abituati con il nostro rapporto.
M. : Se ho capito, l’hai visto sempre più raramente per un certo periodo e poi non l’hai visto più?
L. : Lo vedevo molto raramente e in situazioni antipatiche in cui mi sembrava che poi mia madre emettesse un giudizio nei miei confronti. Tra l’altro, per esempio, se mi incontrava in Tribunale lui mi diceva “ciao!”, però sembrava che se lo salutavo anche io, allora ce l’avessi con mia madre. Per cui, piano piano, sono stata proprio io ad allontanarlo. Cercavo di vederlo sempre meno, perché ogni volta che lo vedevo era sempre un’angoscia.
M. : Quanto è durato il periodo in cui non hai più frequentato il tuo papà?
L. : Più o meno nove anni.
M. : In questi nove anni non lo vedevi ma lo sentivi al telefono, o proprio si sono interrotte tutte le comunicazioni?
L. : Mah, all’inizio non lo vedevo ma lo sentivo al telefono. Poi, a un certo punto, finito il liceo avevo diciotto anni, sono andata all’università nel posto più lontano che sono riuscita a trovare. Allora, ho tagliato completamente.
M. : Quindi durante il periodo dell’Università non lo sentivi più neanche per telefono: non ricevevi comunicazioni da parte sua e tu non lo cercavi?
(annuisce)
M. : D’accordo. E quanto è durato il periodo di studi?
L. : Tre anni
M. : Per tre anni, quindi, non hai più avuto contatti con tuo padre?
L. : No! (piange)
M. : Ti ricordi di parole o azioni da parte di tua madre nel periodo che ha seguito la separazione?
L. : Mi ricordo che da un lato mi diceva che era malato, che era debole e che era molto preoccupata per la sua salute, che si doveva curare e che sicuramente quello che aveva fatto, lo aveva fatto a causa della sua malattia.
Dall’altro lato mi diceva “Hai visto tuo padre? Non ti vuole bene, se ti volesse bene ti tratterebbe diversamente. Ti ha detto una cosa che ti ha preoccupata e non ti ha fatto stare bene. Non si è sbattuto per te come sto facendo io”.
M. : Quando tua madre parlava di tuo padre alle altre persone come lo descriveva, se te lo ricordi?
L. : (Ride tra le lacrime) Non credevo che … certe cose mi facessero stare ancora così male … Credo di aver cercato di rimuoverle, ma comunque … Se parlava con qualcuno, un po’ spettegolava. Magari cercava in qualche modo di carpire all’avvocato qualche informazione cattiva. Cercava il modo per sfogarsi. In generale non ne parlava bene.
M. : Come lo descriveva?
L. : Mah, lo dipingeva come un pazzo, come una persona cattiva nel profondo, egoista, come uno a cui non importava nulla di me, che insomma non mi aveva mai sopportato, che io ero una scusa per permettergli di sfruttarla meglio e per ottenere denaro da lei
M. : Sento che per te è doloroso, vuoi continuare?
(annuisce)
M. : In quel periodo in cui non hai più avuto contatti con tuo padre, avevi ricordi di lui o di cose fatte insieme a lui?
L. : (silenzio – piange ) Non riuscivo a ricordare. Anche adesso faccio fatica. Era come se qualcosa li avesse fatti sparire… (piange ancora) … Poi, gli scrissi una lettera, forse proprio per chiedergli di aiutarmi a ricordare … Mi erano rimaste solo le sensazioni … di affetto …
M. : Ti era rimasta la sensazione di affetto?
L. : (piangendo) Sì.
M. : Però, erano spariti tutti i ricordi positivi?
L. : Sì, e la cosa allucinante è che durante la causa in Tribunale mia madre mi portò alle udienze e gliene disse di tutti i colori davanti a me, dando a lui la colpa di tutte le cause.
M. : La tua mamma ti ha mai detto frasi del tipo: “Meno male che ci sono io!”, oppure “Se non ci fossi io saresti rimasta da sola”?
Sì, proprio, mi minacciava con frasi del tipo: “Se fosse per tuo padre tu saresti sola!” e mi mi diceva: “Ecco, siamo rimaste sole!”, “Io ho solo te!”, “Sei l’unica ragione della mia vita!”, “Tutti gli altri sono cattivi!”, “Il mondo è cattivo!”, “Meno male che ci sei tu!”. Per me era anche bello pensare di essere così utile per qualcuno.
D’accordo (sorride).
…però era sempre pesante per me.
Vivevi questo periodo come una cosa pesante?
Era pesante poi essere così importante per lei, perché usava queste frasi per costringermi a fare delle cose che magari non avrei fatto.
Prima della separazione, durante il matrimonio, avevo deciso di stare nell’ombra con mia madre, proprio perché era principalmente mio padre che si occupava di me. Quando io ho spezzato questo legame, cioè, quando ho detto a mio padre: “se vuoi andare, vattene!”, mia madre cominciò a raccontarmi il mio rapporto con mio padre in una luce completamente diversa. Quando facevo uno sbaglio o quando non riuscivo in qualcosa, questo era dovuto a mio padre che non era vicino a me, perché lui non voleva starci e, quindi, ogni volta che lo vedevo ero intimorita delle conseguenze con mia madre.
Avevi la sensazione che non le facesse piacere che tu avessi un rapporto con tuo padre?
Non le piaceva per niente, anzi se scopriva che gli telefonavo, mi interrogava per sapere quello che gli avevo detto… adesso degli esempi precisi non me li ricordo… Ogni volta dovevo nascondere qualsiasi cosa, non rispondere, … (piangendo) mi nascondeva le sue cartoline, le sue lettere.
Neanche una cartolina o una lettera di tuo padre è arrivata a te?
Assolutamente no, non sono riuscita a riceverle. Ma, per esempio, quando scoprì che avevo comprato il cellulare, si è arrabbiata tantissimo e ha detto: “ecco, è stato tuo padre a regalartelo, per allontanarti da me e per controllarti!”, e io mi sono sentita molto in colpa perché l’avevo comperato solo per telefonare ai miei amici.
Sai se tua madre ha mai biasimato moralmente tuo padre?
Si, certo! Perché la tradiva facendo un figlio fuori dal matrimonio e poi l’ha lasciata, poi perché si era rifatto una vita e un’altra moglie, ma soprattutto perché l’aveva tradita in tutti i sensi. Mia madre è molto ricca, lui le aveva fatto bloccare i conti in banca con un assegno firmato da lei per pagare un fornitore, in bianco.
Ricordi che cosa ti ha portata e riprendere il rapporto con tuo padre?
(piangendo) Inizialmente ho cercato di rimuoverlo (piange) … non ci ho fatto ancora il callo … (si prende una pausa, poi riprende) Forse ero troppo concentrata su me stessa per andare a cercare le cause di quello che sentivo…
Puoi aiutarmi a capire meglio?
Non mi ricordavo niente di lui personalmente… di lui sentivo solo quella che adesso definirei mancanza d’affetto, fortissima, ma le mie reazioni erano di catalessi, dovevo cercare di bloccare i sentimenti… il cuore, le emozioni, tutto quanto, perchè temevo che altrimenti sarei stata troppo male (piange tanto)
Tutto okay? Vuoi sospendere?
No! Prima mi è venuta in mente un’immagine, una foto che ho ritrovato fra le carte di mia madre, in cui non mi ero resa conto di quanto gli somigliassi e forse quello è stato un po’ lo scrigno che mi ha permesso di mantenere qualcosa di bello del nostro rapporto, nonostante lo stillicidio … ho visto mia madre scalpellare via il nostro rapporto.
Riesci a ricordare qualcosa di te stessa, oltre al fatto che avevi bloccato le tue emozioni, nel periodo precedente alla ripresa dei rapporti con tuo padre?
Sì, sì, ricordo che una volta sognai di essere un uomo che faceva sesso con mia madre e mi ero molto spaventata perchè non avevo ancora avuto esperienze, neanche … con nessun uomo intendo.
Pensavo che gli uomini fossero totalmente in mano alle donne e che se si comportavano male era colpa delle donne che li manipolavano. Che fossero un po’… forse … egoisti, pericolosi, incontrollabili e soprattutto qualcosa che io non sarei potuta riuscire a dominare (commossa).
Pensi di aver avuto delle difficoltà in quel periodo, se ti rapportavi con le tue coetanee, con le tue compagne di università?
Sì, e a quel punto ciò mi permetteva di capire che, comunque, io ero una persona che sicuramente si stava contorcendo su sè stessa. In qualche modo stavo lottando contro una specie di vortice che mi scendeva fino al cuore (piange). Ecco, nessuno era uguale a me nella mia università o al liceo (piangendo). Loro avevano problemi normali, di fidanzati e fidanzate.
Problemi più alla portata dei giovani?
Ma si, erano i rischi di una interrogazione, la paura dei compiti in classe, gli esami, con chi esco stasera, cosa mi metto stasera … pensavo che io fossi anormale e, poi io … invece… Guardando la figlia di un’amica di mia madre, mi sono resa conto che aveva altri problemi, più semplici forse rispetto a me: con la scuola e gli amici …
I tuoi problemi non erano facili?
No, dovevo cercare di gestire questa … questa situazione e la mia inadeguatezza. E tutto il resto: dovevo dire a mia mamma, che dipendeva completamente da me, quello che dovevamo fare, quello che volevo, non volevo … che cosa mangiare a pranzo e a cena … e tutte le mie gravi conquiste nelle cose, negli affetti … le cose che ho fatto, per cercare un po’ di omologarmi … Mi rendo conto adesso mentre parlo che tutto questo non aveva grande senso … Allora, le cose delle amiche mi sembravano cose sciocche. In realtà, per me, era una difficoltà mostrarmi per come ero veramente, temevo che nessuno, a parte mia madre, mi avrebbe voluto bene.
Per quale motivo ti vergognavi?
Beh, sicuramente, se potevo, avrei risparmiato la grandissima sofferenza di mia madre che, in qualche modo, ho causato con la mia frase … nel senso che avevo incoraggiato la situazione, l’avevo accelerata.
Per capire, credi che la separazione fra i tuoi genitori sia avvenuta per causa tua?
Sì … no, non proprio. Adesso so benissimo che non è così.
Ma allora eri convinta di questo?
All’inizio no. Poi, piano piano, mi sono detta che forse se avessi fatto qualcosa di diverso avrei potuto impedirlo. Diciamo che, anche se intellettualmente rifiutavo il senso di quello che mia madre mi stava dicendo: che avevo dato io a papà il permesso di andarsene, che lo avevo fatto andare via io, in realtà dentro di me un po’ le credevo.
Più che altro forse perché mi sono detta … il mio ragionamento è stato: allora, se mia madre ha messo me davanti al rapporto, quindi, mio padre stava in famiglia per me; se lui se n’è andato, voleva dire che io non ero in grado di avere il suo affetto, non più, non riuscivo neanche a dare un senso alla famiglia.
Che rapporto avevi con tua madre in quel periodo in cui non avevi alcun contatto con tuo padre, nei tre anni?
Il rapporto con mia madre era di simbiosi, chiuso. Se le dicevo: “Mamma vado al cinema con i miei amici”, lei mi diceva: “Bene, che film andiamo a vedere?” e veniva anche lei. L’unico concerto Pop che ho visto, l’ho visto con lei. Era come se il suo equilibrio dipendesse da me, ma nel periodo in cui non ho più visto mio padre ho cercato di distaccarmi anche da lei.
Lei mi ha dato il suo consenso per andare all’università in un’altra città e io sapevo che all’università, lontano, lei non avrebbe potuto controllarmi. La cosa infatti si verificò e per lei fu impossibile, ma non lo accettava: cercava di controllarmi anche a distanza e cercava di recuperarmi e io non ci stavo.
Che cosa significa che non ci stavi?
Per esempio, una sera è venuta a casa dove vivevo, ha aperto tutti i cassetti, ha guardato dentro dappertutto, ha spostato tutti i mobili, le solite cose … ha ripersonalizzato la casa, ha controllato tutto, ha persino rimesso un vaso, così (fa il gesto). Tra l’altro anche la notte, quando uscivo di casa, mi chiudeva fuori senza la chiave di casa e io gliela ho rubata, lei si accorse solo quando era tornata a casa e mi fece una scenata incredibile, di gelosia. Mi rendo conto che, a un certo punto, mia madre mi ha sostituito al suo compagno. Me ne resi fortemente conto un giorno che mi abbracciò, eravamo sdraiate a letto, mise la sua gamba sopra di me, come per abbracciare tutta la persona e mi chiamò “miciona”, e “micione” era il modo in cui chiamava il mio papà. Questa cosa mi lasciò perplessa.
Che cosa ti ha lasciato questa esperienza oggi?
Vivo i ricatti affettivi in modo angosciante … e poi … ehmm, per esempio, l’autorità, che è un potere imposto, giusto? Ecco, a me provoca angoscia, cioè … proprio mi dà fastidio, non la sopporto. L’autorità è una cosa che non sopporto. Le persone manipolative mi irritano tantissimo o mi spaventano tantissimo. Però, mi rendo conto che io stessa tendo ad essere manipolativa e da quando mi sono accorta, da quando ho consapevolizzato questa mia … questo mio rifiuto dell’autorità, in realtà, lo vivo meglio, cioè riesco a prendere le distanze … e rendermi conto che è una delle ragioni per cui … in queste situazioni comunque io reagisco emotivamente, non posso … proprio gestirle.
Non capisco, non riesci a relazionarti all’autorità perché ti senti ricattata affettivamente?
Nei confronti dei ricatti affettivi io … ne ho subiti tantissimi, posso dire. Per spiegare, non so, un altro esempio: io avevo il cane e ci avevo messo quattro anni per cercare di avere questo cane dato che mia madre non ne voleva, e una volta che stavo per uscire con gli amici, mia madre mi disse: “Guarda che tu non ci vai!” o, forse, era relativo addirittura all’uscita con mio padre o qualcosa del genere … vabbè! Insomma, alla fine mi dice: “Se non fai come dico io, prendo il cane e lo porto al canile” e io ero terrorizzata da questa cosa al punto che presi il cane e lo portai via di casa e lo nascosi in una cantina, gli davo da mangiare di nascosto perchè avevo veramente paura che lei venisse a prenderlo per portarlo via da me.
Credevi a quello che ti diceva tua madre?
Sì. Ci credevo totalmente. E adesso il ricatto affettivo … ad un certo punto reagivo in modo estremo, cioè, del tipo, tagliandomi tutti i capelli a zero.
Questo è accaduto prima di riprendere a vedere tuo padre?
Sì, sì. Cioè, era proprio una reazione mia.
Pensi di aver avuto dei problemi “abbandonici”?
Sì, … no! Però … in che cosa consistono?
Ti sentivi abbandonata o temevi di ritrovarti sola?
Ah, sì!
Soffrivi molto per i cambiamenti, per l’allontanamento delle persone per te significative?
Sì, sì, anche se l’ho capito molto dopo … diciamo che la mia esperienza era: “Mi isolo, così non soffro se qualcuno se ne va, mentre mi preoccupavo sempre in anticipo.
Quando hai riallacciato i rapporti con tuo padre?
Un giorno, circa nello stesso periodo in cui i miei genitori erano in mediazione per cercare di risolvere la situazione, pensando alla morte di un uomo che era stato importante per me, che mi aveva allenato nello sport agonistico nel periodo del liceo, mi sono resa conto di quello che era successo: a questa persona non avevo mai detto di volergli bene.
Mi sono detta: “Cos’è che mi fa soffrire veramente?”, ed era il fatto di non aver più comunicato il mio affetto, non che fosse più importante sapere se lui mi voleva bene, cioè è importantissimo, però … è che gliene volevo io! E mi sono detta, forse, mi devo convincere io, al limite, a dirlo, però, mi sono detta che se non succede … niente, non importa. Poi mi hanno detto che avevo modo di incontrare mio padre in mediazione. Ho pensato: “io non posso più prendermi in giro”, perchè mi ero presa in giro pensando di non volergli bene e, quindi, lo incontrai per chiedergli scusa (scoppia a piangere).
No! Non gli chiesi scusa, non gli chiesi scusa. Gli chiesi se avrebbe potuto volermi ancora bene dopo tutto quello che gli avevo fatto. Fortunatamente, lui disse di si. E da allora ci siamo rivisti, ma era cambiato tutto, non era facile … c’era sempre la sua compagna, la sua nuova famiglia con noi.
Certo, il fatto che ci fosse la sua famiglia mi intimiva, però, ho capito dopo che forse lui lo faceva perchè per lui era imbarazzante riallacciare questo rapporto dopo tanto tempo.
Come ha reagito tua madre alla ripresa dei tuoi rapporti con tuo padre?
Allora, ho deciso di frequentarlo senza dirglielo perchè ero sicura che non sarebbe stata contenta di questo. Infatti, ogni volta che lei veniva a sapere che io avevo qualsiasi rapporto con mio padre, per esempio, se lo sentivo telefonicamente, e quelle settimane c’era ancora di mezzo la causa, l’avvocato di mia madre mi raccontò una frottola, io la raccontai a mio padre, mio padre la raccontò all’avvocato, l’avvocato la usò contro mia madre, mia madre mi diede della spia, dicendo che se le cause con mio padre le stava perdendo, era colpa mia, perchè ero io che la tradivo dando a mio padre le informazioni contro di lei.
Quindi, il fatto di far sapere a mia mamma che avevo riallacciato il rapporto con mio padre e lo rivedevo … E poi mi sentivo in colpa, cioè, non avevo la forza di dire a mia mamma che avevo voglia di vederlo.
E, quindi, preferivi vederlo senza dirlo?
Esatto. Lui aveva una nuova compagna e lei non aveva un compagno a sostenerla.
Quand’è che tua madre ha cominciato ad accettare che tu riallacciassi i rapporti con tuo padre?
C’è sempre stata una grande incongruenza in mia madre perchè da un alto mi diceva: “Lo so che tu hai bisogno di tuo padre, perchè è naturale che sia così, è giusto che tu veda tuo padre!”. Però, se lo incontravo e lei lo sapeva, poi mi faceva delle scenate madornali di gelosia. Non l’ha accettato fino in fondo ancora adesso, che io veda mio padre e, ogni volta, si irrigidisce se sa che lo vado a trovare, mi chiede con un’aria strana: “Ma … come sta? Sta bene, non sta bene?”. Un anno fa si è parlato di nuovo di queste cose e lei ha ammesso che forse la colpa non era tutta di mio padre, ma una piccola parte anche sua.
Quanti anni sono passati dalla separazione?
Sedici. Sì, io so che mio padre non ha tutte le colpe e che nemmeno mia madre le ha per la separazione, e ho trovato una versione mia di quello che è successo.
Come è stato per te ricostruire il rapporto con tuo padre?
È stato frustrante, imbarazzante, difficile e anche strano. Io non lo ricordavo mio padre, ricordavo qualche cosa ma in realtà la persona che avevo là di fronte non sapevo chi fosse. Non sapevo come rivolgermi a lui, se abbracciarlo oppure no, di che cosa parlare, cosa raccontargli. Avevo paura che se magari gli raccontavo una cosa, lui avrebbe reagito come mia madre, per manipolare le cose in qualche modo. Oppure magari se gli raccontavo qualcosa, forse si faceva dei giudizi negativi su mia madre…
Se le raccontavo qualcosa, a mia madre su mio padre, formulava dei giudizi negativi su di lui, quindi, io ho pensato la stessa cosa di lui…
Non riuscivo a prendermela con nessuno dei due alla fine, veramente, della mia vita… Quando stavo con loro, anche con mio padre e la sua famiglia, erano sempre incontri per parlare male dell’altra persona e questa cosa io non la sopportavo e d’altronde … io mi sono sentita molto infelice.
Mio padre cercava di invitarmi sempre alla presenza di altre persone, forse per levarmi un po’ dall’imbarazzo. D’altronde, la cosa mi feriva tantissimo, avrei voluto stare da sola con lui, parlare di me, di lui, di noi.
Mi ha fatto conoscere mia sorella e mia sorella faceva le stesse attività che facevo io da piccola con lui.
È nata una sorella dal rapporto di tuo padre con la signora che ti presentò ai tempi della separazione?
Esatto, quando lo rividi e me la presentò … (si commuove) mia sorella faceva le stesse cose che facevo io da piccola, e quindi mi sono sentita sostituita, completamente. Ho pensato: “ecco non ha bisogno di me” e, infatti, ha un’altra figlia come me, meglio di me e, quindi, sono ehm … mazziata e cazziata.
Se ti dovessi descrivere oggi, sentiresti di aver vinto diciamo … in parte, o magari in toto, quelle difficoltà che avevi prima di riprendere il rapporto con tuo padre?
Eh … come completamente vinto, no, no … forse non cela farò mai completamente … (si commuove, poi riprende più calma). Mi sento di più me stessa, direi di aver integrato tutta questa esperienza.
Devo dire che mi sono accorta che … l’altra sera ho visto mio padre e ho visto quanto è tenero, indifeso … io prima stavo malissimo con lui e la sua famiglia … e invece l’ho visto probabilmente sotto un altro aspetto, che era molto bello, mi sono resa conto che è una persona che ha un grande cuore … l’ho rivisto un po’ come quando ero piccola e questo mi ha fatto capire che sicuramente ho riallacciato quella parte di me che avevo schiacciato, dimenticato e nascosto. È riemersa. Dopo l’altra sera mi sto accorgendo che, prima, avevo vissuto le cose un po’ agli estremi.
Vorrei chiederti che rapporti hai oggi con tua madre.
Quando tornai dall’università avevo già ripreso a vedere mio padre, e tornai a casa di mia madre. Fu una lotta all’ultimo sangue perchè io ero diventata indipendente, avevo una testa, dei desideri, mio padre … e, in un certo senso, la mia idea era quella di rimanere … di continuare ad avere questa libertà e di portarla a casa di mia madre. Naturalmente, successe di tutto e di più. Mia madre disse: “… adesso che sei tornata, è per restare e tutto sarà come prima”, e mi leggeva la mia posta, mi controllava in ogni modo possibile e immaginabile, pensavo anche di essere pedinata, poi mi resi conto che ero io che esageravo. Beh … credo che non mi pedinasse. E fu una lotta terribile, perché mia madre mi diceva: “Perché, perché sei così ribelle?”. Non le piacevo più, non le piacevo più. (si irrita) Mi voleva come prima e io non volevo tornare come prima. E questa roba è andata avanti per un bel pezzo, finché io non ho trovato dei compromessi per convivere con lei ma, non riuscivo ad avere dei miei spazi.
Sentivi il suo affetto come un controllo?
Sì, cioè, lei riusciva a stare bene con me solo nel momento in cui era sicura di controllarmi, di avermi sotto controllo, e a me, questa cosa, pesava tantissimo.
E oggi? Ha bisogno ancora di controllarti?
Beh, io … la mia soluzione è stata quella di andare via da casa e da quel momento lì, io e la mamma abbiamo avuto un rapporto diverso, penso che lei si sia resa conto che il rapporto che ha creato non mi piaceva, vede che adesso c’è ancora anche se è un po’ diverso e, quindi, credo che abbia meno bisogno di controllare, però, è sempre per conto suo.
E a te dispiace?
Sì. Il fatto che sia sempre sola è un modo per controllarmi, perché è sola. Io sono la persona che le è più vicina e quindi, se ha bisogno di qualcosa, lei si rivolge a me.
Io devo, devo superare questa cosa, nel senso che adesso la vivo come controllo da parte sua, ma un giorno la vivrò semplicemente come la richiesta d’aiuto di una persona che si crede forte ma non lo è.
Come vivi il tuo rapporto con gli uomini oggi?
Il mio rapporto con gli uomini, come è? Eh … sono l’altra metà della medaglia, l’altra faccia di me … li vedo come un modo diverso per vedere me stessa … gli uomini sono parte integrante del mio sesso. Ho grandissimi amici uomini, mi concedo di amare e di essere amata, nel senso relativo, di amicizia, visto che mi è stato difficile aver dei rapporti intimi.
I primissimi rapporti sessuali, infatti, li ho vissuti con sensi di colpa fortissimi e sono stata anche leggermente insensibile. Dopodiché, quando mi sono potuta liberare dei sensi di colpa, ho scoperto che era una cosa bellissima, uno scambio meraviglioso che vale la pena di essere vissuto, cosa che prima, invece, fuggivo.
E il tuo rapporto con le donne com’è?
Ah! Il mio rapporto con le donne … anche le donne le odiavo. Davo loro tutte le colpe e, di conseguenza, anche a me stessa. Io ho odiato mio padre, perché l’altra donna ha preso mio padre. Io ho ritrovato mio padre ma c’era sempre la sua compagna … quindi, gli uomini sono in mano alle donne. Poi mi sono riappacificata con le donne e ho scoperto l’amicizia con le donne. Ho scoperto che sono un sostegno valido e non sono solo “mangia uomini”, mentre prima proprio le vedevo sempre e solo come arpie che tramavano sugli uomini.
Bene. C’è qualche cosa che tu vorresti aggiungere e che io non ti ho chiesto?
Sì, c’è una cosa. Devo dire che io non sono stata fortunata … no aspetti, sono stata fortunata, perché tutta questa esperienza mi ha aiutato a crescere e perché ho avuto delle persone che mi hanno aiutato a prendere le distanze, a veder le cose in maniera diversa.
Mi hanno fatto capire, cioè, che io valevo la pena di essere amata e che potevo amare e credo che sia stata la scoperta più importante, cioè, non dovevo dimenticare questa cosa e che questa cosa doveva partire anche da me e che non dovevo aspettare d’essere vista.
Che suggerimento potresti dare ai professionisti che intendono aiutare i figli dei separati?
Mah, di … di procedere con molta dolcezza, comprensione, umanità. Soprattutto, di permettere ai ragazzi di avere una pausa, tutto qui, per poter guardare le cose da un’altra distanza, perché quando ci sei dentro, è difficile, difficilissimo capire che cosa succede. Invece, se qualcuno ti spiega i meccanismi che sono in atto, se ti fa vedere le cose dall’alto, in un certo senso, come dalla telecamera, ti permette di attribuire un valore diverso a tutto questo vissuto, cioè, ha meno importanza, è meno inevitabile, meno colpa propria, meno angosciante. È una cosa che ha delle dinamiche ben precise, ci sono dei motivi precisi che non riguardano la persona che è in mezzo … e, quindi, insomma … alla fine non si può chiudere la porta del cuore.
Pensi che i figli si sentano responsabili di tutto quello che sta succedendo intorno a loro?
L. : Esatto. Meglio tenerli fuori se possibile.
Ti ringrazio.
Grazie a te.