“Il ragazzo si risvegliò da un altro incubo terribile.
Brutti ricordi del passato che voleva dimenticare tornavano nei suoi sogni ogni notte e lo perseguitavano senza sosta.
Il ragazzo aveva paura di addormentarsi.
Così, un giorno, andò da una strega e la implorò: “Ti prego, liberami da tutti i brutti ricordi, così non avrò più incubi. Poi, farò tutto quello che mi chiedi”.
Passarono gli anni e il ragazzo divenne adulto.
Non aveva più incubi. Ma, per qualche strano motivo, non era felice.
Una luna rossa riempì il cielo e la strega finalmente tornò da lui per prendere ciò che egli le aveva promesso in cambio del suo desiderio.
Lui le urlò contro, pieno di risentimento: “Tutti i miei brutti ricordi sono spariti, ma perché non riesco ad essere felice?”
Allora la strega prese la sua anima, come avevano concordato, e gli disse: “Chi ha ricordi dolorosi, chi ha profondi rimorsi, chi ricorda di aver ferito e di aver sofferto, chi ricorda di essere stato abbandonato, solo chi serba simili ricordi nel profondo del cuore può diventare più forte, più appassionato ed emotivamente flessibile. Solo queste persone possono raggiungere la felicità”.
Quindi, non dimenticarti nulla. Ricorda e supera ogni cosa.
Se non la superi, rimarrai per sempre un bambino dall’anima immatura”.
Una favola. Una favola che scatena silenzi, riflessioni, emozioni
Tutti i ricordi, anche quelli brutti, devono essere affrontati e superati, solo così è possibile raggiungere la felicità, solo così si cresce e si diventa adulti.
Va bene non stare bene, va bene non essere perfetti, va bene fermarsi per ritrovare sé stessi, ma non va mai bene scappare dai propri incubi: occorre affrontare i traumi per superarli e andare avanti.
Penso alla resilienza che, come una sorta di “sistema immunitario della psiche”, consente di affrontare con coraggio e consapevolezza i traumi, senza alienare e snaturare la propria identità, la propria storia.
Un processo attivo che si dispiega nella relazione dinamica fra la persona e il contesto (sociale, relazionale, istituzionale, familiare) nel quale opera ed interagisce.
Resiliente è chi ha accettato la sofferenza, chi ha imparato a stare dentro quella sofferenza, a capirla, a trattarla e darle un posto nella sua storia.
La resilienza è un concetto che trae origine dalla fisica dei materiali e indica la proprietà che hanno i corpi posti sotto pressione di modificarsi senza rompersi, mantenendo integra la propria sostanza.
Penso alla separazione …
Sebbene sia ciò che può accadere alla relazione coniugale, può anche rappresentare un momento fortemente traumatico per tutta la famiglia, per i figli innanzitutto.
Un dolore che, tuttavia, può non essere distruttivo se i genitori scelgono di non odiarsi e di cercare uno spazio neutro dove poter progettare la loro vita “non più insieme”.
“La crisi riespone le persone alla scelta, cioè alla decisione”
Vittorio Cigoli
Occorre pensare ad un progetto familiare nuovo e diverso, riformulare quei percorsi che avevano portato all’unione della coppia che, adesso, deve accettare la “fine” della relazione e salvare quanto di buono c’è stato: i legami e, soprattutto, i figli.
La separazione è un trauma poiché stravolge tutti gli equilibri di una famiglia ma può essere pensata come un processo, un percorso che la coppia (ora, esclusivamente “genitoriale”) può gestire con impegno e responsabilità per dare spazio e voce ai bisogni dei figli.
La mediazione familiare è una risorsa importantissima nel momento in cui la famiglia si trova ad attraversare questa fase di riorganizzazione e offre l’opportunità di preservare la capacità delle generazioni future di costruire e mantenere legami.
I figli hanno bisogno di sentire che la ferita procurata dalla separazione dei genitori viene medicata e guarita da entrambi con affetto e lealtà; che entrambi, mamma e papà, si prenderanno cura di loro andando oltre la fine del rapporto coniugale, collaborando in un sistema familiare funzionale alle loro esigenze.
È un percorso faticoso, intenso, profondo, anche sconvolgente in certi momenti, ma possibile: occorre rielaborare le esperienze passate, concentrarsi sul momento presente e guardare al futuro.
Essere nel momento presente, nel qui e ora, non significa essere privi di memoria ma incarnare pienamente la ricchezza delle proprie esperienze di vita, anche se dolorose.
Saperlo ed esserne consapevoli
Lo spazio di mediazione, con l’accompagnamento di un mediatore, è un’opportunità per raccontare il proprio pensiero e il proprio mondo emotivo, dare e ricevere ascolto, ri-attivare la comunicazione e trasformare la relazione.
Il mediatore da parola alle paure, ai dubbi, alle interrogazioni delle coppie creando, così, una distanza rispetto al problema, stimolando una riflessione e un dialogo interiore.
In questo modo, i genitori vengono accompagnati verso una consapevolezza, ponendo una distanza tra loro e le loro emozioni che, tuttavia, non vengono mai ignorate, ricacciate nel caos, ma sempre viste con uno sguardo nuovo.
Il conflitto inizia ad evolvere, l’interesse diventa comune, l’accoglimento reciproco delle sofferenze, l’ascolto delle pretese e il sentire profondo dei bisogni permettono di superare la stasi e procedere verso la negoziazione degli accordi.
“Siamo toccati tutti dall’impermanenza.
Quindi siamo più vicini alla vita.
Tutto cambia non significa che tutto muore, ma che tutto muta continuamente, è musica.
Noi non sentiamo il nostro corpo e così come possiamo sentire quello dell’altro,
non sentiamo quando sta tremando di fianco a noi, quando ha paura,
quando si sente offeso e ferito”Chandra Livia Candiani
La riorganizzazione delle relazioni familiari
Il mediatore è pronto ad accogliere il vissuto emotivo della coppia, capace di riconoscere e potenziare le risorse esistenti negli individui, nella famiglia, nella rete allargata, nel contesto sociale e naturalmente vocato ad aiutare gli ex coniugi/partner a ritrovare una modalità di comunicazione efficace, utile nella gestione del conflitto e indispensabile per riuscire a negoziare i nuovi compiti di sviluppo, il principale dei quali è la riorganizzazione delle relazioni familiari.
A livello personale/sentimentale la coppia deve metabolizzare il fallimento del proprio legame, elaborando attraverso una serie di tappe quello che si presenta come un vero e proprio lutto; a livello genitoriale, invece, in un’ottica di tutela del benessere della prole, il compito degli ex coniugi/partner è quello di sviluppare la capacità di mettere in atto una forma di reciproca collaborazione in grado di garantire, da un lato, l’esercizio della responsabilità genitoriale e, dall’altro, l’accesso dei figli alla storia di entrambe le famiglie di origine.
Acquisire consapevolezza della differenza tra progetti che fino alla separazione gli ex coniugi/partner hanno condiviso, effettuando una vera e propria demarcazione tra il ruolo all’interno della coppia e quello genitoriale, è il primo passo per riuscire ad aiutare i figli, coinvolti loro malgrado nelle scelte degli adulti, a contenere la sofferenza, offrendo loro la certezza granitica che, pur nel cambiamento inevitabile legato alla rottura del patto “di coppia”, esiste una sicurezza: il patto genitoriale persiste, non può rompersi e, anzi, sarà protetto e rafforzato in quanto eterno.
Nella stanza di mediazione la coppia trova il supporto necessario per distinguere i diversi compiti e non sovrapporre i piani su cui essi devono svilupparsi
Il mediatore offre la propria guida, affinché gli ex coniugi/partner, al di là della sofferenza e della tempesta emotiva che li vede protagonisti, possano ritrovare equilibrio, comprendersi, riconoscersi come interlocutori reciprocamente legittimati, riavviare una sana modalità di comunicazione e dunque giungere, insieme, alla negoziazione condivisa degli accordi di separazione.
Il supporto offerto dalla mediazione familiare consente, dunque, alla coppia di dare un senso positivo al proprio legame, che non potrà essere scisso sul piano della genitorialità: gli ex coniugi/partner, in quanto padre e madre per sempre, dovranno collaborare per compiere – insieme, in modo coerente e condiviso – le scelte che riguardano i figli e continuare a fornire loro quella guida stabile, sicura e affidabile che risulta indispensabile per una crescita serena ed equilibrata.