“Parlare è un bisogno, ascoltare è un’arte”
Johann Wolfgang Von Goethe
L’ascolto empatico è l’arte di ascoltare con gli occhi e con il cuore, non solo con le orecchie.
“Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”
così diceva Antoine de Saint-Exupéry nel suo Piccolo Principe.
Ed è proprio così:
- la voce, il suono, la comunicazione verbale si ascoltano con le orecchie;
- l’atteggiamento non verbale si vede con gli occhi. Si osserva lo sguardo del “tu”, l’alterità che si ha di fronte, che non è lo specchio di se stessi, non è quello che si vorrebbe l’altro fosse, ma è proprio “un altro”;
- con il cuore si “sente” l’altro, sentimenti, emozioni, pensieri, sfumature e vibrazioni.
Solo comunicando dal cuore e con il cuore si può raggiungere il cuore dell’altro. Offrire il necessario spazio ai sentimenti e alle emozioni, accogliere con sincerità la cultura del dialogo, dell’uguaglianza e della parità dei diritti.
È una competenza che richiede coraggio, flessibilità, intuizione, sensibilità, capacità di mettersi in gioco, oltre a uno sforzo importante di ristrutturazione cognitiva e di cambiamento del proprio stile di comunicazione e di atteggiamento sociale, indispensabile per riuscire a riconoscere, gestire ed esprimere adeguatamente i propri pensieri, stati d’animo ed emozioni.
In Mediazione Familiare, l’ascolto empatico attivo è fondamentale per poter accedere a una dimensione comunicativa e relazionale vera, autentica, profondamente gratificante, sorretta da sentimenti importanti: fiducia, tolleranza, empatia, amore e rispetto per l’altro.
Un ascolto attento facilita il pensiero e i gesti che si esprimono, offre spazi di esplorazione, di scoperta e di crescita.
Ascoltare e ascoltarsi diventa possibilità per dare valore a pensieri, parole, azioni
Ascoltare e ascoltarsi diventa luogo di rispetto dove ciascuno può sentirsi accolto e considerato poiché unico e prezioso.
Attraverso il flusso che un ascolto attento riesce a creare, nello spazio di Mediazione Familiare è possibile dare una forma e un nome alle emozioni, a quel mondo di sentimenti e stati d’animo, a rischio di esplosione o implosione, che invadono e affollano i genitori.
È necessario, infatti, “legittimarle” tutte, quelle emozioni, “positive” e “negative”.
Non è un processo semplice, poiché le emozioni non sono rinchiuse in “cassetti” sigillati e separati tra loro ma si trovano, confuse e aggrovigliate, in un unico contenitore e spingono con forza per uscire.
I genitori giungono in Mediazione Familiare con il cuore e la mente in tumulto e il primo conflitto che si trovano a dover affrontare è proprio quello tra i sentimenti, diversi e contrastanti, che li accompagnano e li attraversano.
Il Mediatore Familiare, attraverso un ascolto empatico attivo, aiuta i genitori a dare, insieme, un nome e un ordine allo tsunami di emozioni che hanno dentro
Tristezza, Rabbia, Frustrazione, Malinconia, Nostalgia, Ansia, Confusione, Delusione…ma anche Consapevolezza, Orgoglio, Sollievo, Speranza, Perdono…
Quando ogni emozione sarà vista, riconosciuta e avrà un suo nome, allora i genitori scopriranno che ognuna di esse, se conosciuta e compresa, non farà più paura. Anzi, sarà utile per affrontare in modo costruttivo ed efficace il percorso di Mediazione Familiare e giungere a risposte e soluzioni pensate e condivise.
“Il sogno, forse utopistico, che ci assiste in questo percorso è di vedere due persone capaci, ad un tempo, di ringraziarsi per quanto di buono c’è stato, di scusarsi per quanto di male è stato fatto e di perdonarsi per quanto di male ciascuno ha provato”
questo il pensiero di Franco Pastore che sento e condivido profondamente.
“Riconoscere le nostre emozioni senza giudicarle o respingerle,
abbracciandole con consapevolezza, è un atto di ritorno a casa.”Thic Nhat Hanh