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I Moso e la Mediazione Familiare

Nella mia attività di mediatrice familiare aiuto le coppie a distinguere tra il rapporto di coppia e quello genitoriale.

Per le coppie che arrivano in mediazione, il rapporto è in crisi oppure definitivamente terminato. Allo stesso tempo il rapporto genitoriale, che dura per sempre, in genere risente della crisi della coppia. Occorre riorganizzare la vita familiare superando il conflitto ed elaborando il dolore della separazione. Non è una situazione facile.

Immaginate la mia sorpresa quando ho scoperto l’esistenza di una società nella quale il rapporto di coppia è strutturalmente distinto da quello che riguarda la cura e l’educazione dei figli.

Sto parlando dei Moso (o Mosuo), un’etnia cinese che conta oggi circa 40.000 individui e che vive su un altopiano alle pendici dell’Himalaya, al confine sudoccidentale tra Cina e Myanmar nell’area rurale di Yongning.

L’impervietà della zona ed il relativo isolamento geografico ha consentito ai Moso di mantenere incontaminata la loro cultura ed il loro stile di vita, fino a pochi decenni orsono quando la costruzione di moderne vie di comunicazione ha reso più semplice accedere a quei territori.

I Moso

Sono stati definiti enfaticamente: “la società senza padri, né mariti oppure “l’ultima società matriarcale” o ancora “la società senza matrimonio”, “il regno delle donne”, “la società dell’amore libero”, e via dicendo. 

Ognuna di queste definizioni ha un tono drammatico, se non proprio melodrammatico, e sono perfette per colpire la nostra immaginazione di occidentali, abituati come siamo a considerare come universale la nostra idea di matrimonio e famiglia. 

Ci solletica l’idea da rotocalco di una società dove si praticherebbe l’amore libero, dove le donne sarebbero il boss, dove non esiste nemmeno l’equivalente della parola “padre”. Tuttavia, dal punto di vista di una mediatrice familiare, i Moso sono molto più interessanti di qualche slogan ad effetto. 

Per quanto mi riguarda c’è una frase che mi si è stampata nella mente. Nel libro di Francesca Rosati Freeman “Benvenuti nel paese delle donne” è riportata una conversazione con una donna Moso che suona più o meno così: “Non affideremmo mai una cosa così importante come i nostri bambini o la casa a qualcosa di così effimero come la coppia.”

Devo saperne di più, mi sono detta.

Nessuno è solo

Molto spesso qui da noi le coppie si trovano isolate con i figli. Dove non hanno un supporto parentale forte o se non sono inserite in una rete sociale o amicale che le sostenga, le coppie spesso sono da sole a far fronte non solo agli impegni della famiglia (e questo non è un mondo facile per chi ha figli) ma anche a contemperare le aspirazioni e i desideri di realizzazione, di crescita e di amore di tutti i componenti del nucleo familiare. Nelle situazioni migliori tutto questo è molto impegnativo. Nelle situazioni di crisi della coppia, le risorse diminuiscono, la pazienza si esaurisce, la disponibilità reciproca e la generosità diventano solo un ricordo: è l’inizio della fine.

Tra i Moso nessuno pensa che una coppia possa occuparsi da sola di tutto ciò che serve per mandare avanti la famiglia.

La famiglia tipo dei Moso è composta da individui di tre-quattro generazioni, tutti consanguinei. A capo della famiglia c’è una matriarca o dabu anche se l’organizzazione interna non è strettamente gerarchica. Le decisioni più importanti vengono prese assieme ed in genere all’unanimità, ovvero attraverso la costruzione di un consensus che può richiedere anche molto tempo. I figli nascono, crescono e tendenzialmente vivono per tutta la vita nella famiglia materna. Un’eventuale fine della relazione di coppia dei genitori non influisce negativamente sulla loro vita. Non esiste il concetto di “orfano” o di “figlio illegittimo”. I figli sono figli punto e basta. Ogni membro della famiglia Moso ha un compito ben preciso che serve ad assicurare la sopravvivenza ed il benessere di tutta la famiglia, nel rispetto del ciclo della vita: prima gli adulti si prendono cura dei bambini i quali, una volta cresciuti, si prenderanno cura degli anziani.

Ma facciamo un passo alla volta …

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