Skip to main content
mediazione di coppia

“Fare in modo che non si perdano di vista”

“Molti anni fa in un paesino dell’Abruzzo aquilano incontrai uno di quei bambini che considero gli ispiratori e destinatari del nostro lavoro. Era sera e stavo passeggiando in un giardino pubblico, mi passa vicino un giovane uomo dal volto indurito, più in là una donna si sta allontanando in direzione opposta, sempre infuriata, penso a una lite fra innamorati finché non noto che tra loro, sul bordo di un’aiuola, è rimasto bimbetto. È ancora mal fermo sulle gambe e non sa cosa fare. Forse spera che sia uno scherzo, che all’improvviso papà e mamma si voltino verso di lui e scoppino a ridere. Ma le cose non vanno così, il piccolo muove qualche passo dietro al padre chiamandolo, ma con voce bassa, nessuna risposta. Arriva di corsa un’anziana signora, forse la nonna, lo prende in braccio e lo porta via in una terza direzione. Lamentandosi in dialetto dice “cosa ho fatto di male per avere questa disgrazia?”. Non ho dimenticato il volto di quel bambino e di tanti altri ancora. Né loro, né i loro genitori hanno bisogno di commiserazione o di prediche moralistiche, ma di realistiche vie di uscita che li aiutino a vivere meglio e a non perdersi di vista anche dopo una sofferta separazione, perché di guerre, di altre guerre non abbiamo proprio alcun bisogno”

Edvard_Munch_-_Two_Human_Beings_The_Lonely_Ones

Questo episodio è decisamente antecedente alla nascita dell’Associazione GeA, almeno di vent’anni. Lo riporta Fulvio Scaparro nella prefazione di un testo del 1994, curato da Irene Bernardini: “Genitori ancora: la mediazione familiare nella separazione”. Lavoro che raccoglie i primi anni di esperienza del centro pubblico GeA di Milano.

Fulvio Scaparro e Irene Bernardini fondano nel 1987 l’Associazione GeA – Genitori Ancora, un’associazione di promozione sociale con l’obiettivo di diffondere la cultura e la pratica della Mediazione Familiare in Italia.  Nel 1989 fondano il primo centro pubblico italiano di mediazione familiare e da qui sono partite tutta una serie di riflessioni.

Nonostante in questi 35 anni di attività il Modello GeA si sia evoluto, passando da un modello “parziale” a “integrato” e “trasformativo”, uno dei punti focali nei suoi studi e riflessioni è quello di considerare il conflitto, la crisi familiare e la sofferenza connaturata al conflitto come parti inevitabili dell’evento separativo.

Andando a valorizzare il conflitto, guardando la crisi come un’occasione di cambiamento, un crogiolo di trasformazioni, in un tempo che può essere più o meno lungo, compito del mediatore è scorgere la possibilità di attivare risorse positive anche quando ci si trova in una situazione conflittuale.

Far si che il conflitto non prenda il sopravvento; non fermarsi alla crisi, alla sofferenza o a guardare le parti peggiori che emergono a causa del conflitto, ma rendersi conto che non ci sono solo quelle.

Come scrisse Scaparro, la crisi, la sofferenza mostrificano, ci fanno mettere una maschera, ma dietro c’è altro …

Quindi andarlo a scoprire aiutando i genitori a dismettere questa maschera. Aiutarli a ritrovare la forza, il coraggio e le risorse per toglierla e far emergere le parti migliori; ciò che ancora c’è e si è riusciti a preservare.

In qualche modo quest’ idea si può esprimere con:

“Qualcuno mi aiuta per riattivare le risorse in modo tale che poi io sia in grado di risollevarmi”.

Il mediando ha bisogno di sentirsi rinfrancato, aiutato, ascoltato; di sentire che c’è uno spazio fisico e mentale di relazione con l’altro che gli consente di riappropriarsi di alcune sue parti, ma soprattutto di quello che per lui, come per noi mediatori, è fondamentale nella stanza di mediazione, cioè del suo ruolo genitoriale.

Il conflitto, la delusione, la paura, il rancore, fanno proprio perdere di vista alcuni aspetti importanti della vita familiare, spesso legati alla genitorialità.

E allora l’occasione della stanza di mediazione è proprio consentire ai genitori di riscoprire questa parte, nella consapevolezza che è complicatissimo tanto per loro, quanto per ciascuno di noi.

Indipendentemente dai modelli, quello che conta alla fine è l’incontro.

E in quest’incontro, quanta fatica si fa a scindere quella che è la dinamica della coppia affettiva, che ha avuto un certo tipo di relazione, da quella che è la coppia genitoriale?

Dalla coppia affettiva si deve però in qualche modo passare. Non è possibile cancellarla, negarla, perché tutto è un po’ partito da lì. Da quei due individui che si sono incontrati e che da quell’incontro hanno dato vita a qualcosa di diverso.

È un po’ come avviene nella chimica: due sostanze si “incontrano” e nasce qualche cosa di nuovo. Ma quando nuovamente si torna a dividerle, in termini proprio laboratoriali, queste non sono più le stesse che erano inizialmente, qualcosa dentro di loro, nel loro assetto individuale, è cambiato in seguito alla loro unione.

L’assetto individuale cambia anche dal modo in cui poi vengono separate le “sostanze”

E allora tutta l’attenzione va alla modalità e a far comprendere la famosa frase del “non è tanto la separazione che crea disturbi nei bambini, ma è il modo in cui voi genitori vi state separando

Farli lavorare su quel possibile scenario: “ma è in quella direzione che volete andare?

Tornando indietro un pezzettino è possibile riappropriarsi di alcune parti, darsi un tempo per sostare e poi identificare una strada alternativa, nella consapevolezza che si è tornati ad essere due che non sono più i due di quella coppia e neanche i due di quando si sono incontrati, con la loro specificità individuale.

Che cosa è rimasto? Questo?

Bene, è allora ciò che è rimasto sarà il nostro campo di azione: la relazione come genitori, la relazione familiare, l’essere insieme che come diceva Scaparro nel suo racconto sulla serata abruzzese è: “fare in modo che non si perdano di vista

Chagall-il-violinista-verde-554x1024-1

Non perdersi di vista anche dopo la sofferenza legata alla separazione: questo è forse il grande obiettivo del Mediatore Familiare. Fare in modo che questi due genitori continuino a mantenere uno sguardo incrociato sui loro figli.

Come si può fare è una parte legata alla tecnica e poi vedremo quelli che sono i punti principali che vanno a dare specificità al modello di Mediazione Familiare dell’Associazione GeA …

HAI TROVATO QUESTO ARTICOLO INTERESSANTE? CONDIVIDILO
Dello stesso autore ti suggeriamo ...