Famiglie favolose: fiabe per bambini sulla famiglia
Nel modello eclettico della Dott.ssa Buzzi, il mediatore familiare pone i figli al centro, ma non li incontra direttamente. Eppure, come è facile immaginare, in mediazione la coppia riporta non solo le questioni di cura ed economiche riguardo ai figli, ma spesso anche semplicemente dei pensieri, delle emozioni, dei vissuti che i bambini trasmettono ai genitori, talvolta preoccupandoli, talvolta sorprendendoli.
La pressione che i bambini subiscono ad opera dei propri coetanei è molto forte. Chi è troppo alto o troppo basso, troppo grosso o troppo minuto. Insomma, chiunque non sia conforme a uno standard immaginario, ma ben radicato, sin dalla più giovane età, è facilmente preso di mira dai propri pari, con scherni, battute e isolamento. Questo, purtroppo, si sa.
Ma cosa succede a quei bambini che non hanno una famiglia “convenzionale”? Cosa succede, ad esempio, ai figli che crescono in famiglie mono-genitoriali, vuoi per via della separazione dei genitori, quando magari uno dei due genitori si trasferisce lontano, vuoi per altri innumerevoli casi della vita?
Il raffronto tra la propria situazione e quella di altri compagni è inevitabile, anche nella testolina di bambini in età poco più che scolare.
La pressione sociale attorno ad una famiglia idealizzata, standard, come quelle che si vedono nei film, è davvero molto forte e anche in bambini relativamente piccoli può sorgere una domanda che suona più o meno così: “Perché non ho una famiglia normale?”.
Io sono una mediatrice familiare e mi occupo di questioni eminentemente pratiche. Quindi, di fronte ad una simile richiesta di “normalità”, riportatami dai genitori, mi concentro su ciò che è utile, partendo dai bisogni. Mi piacerebbe disquisire su cosa sia una famiglia, e su cosa sia la “normalità”, magari riadattando al caso ciò che diceva – in altri contesti – Franco Basaglia, ovvero che “da vicino nessuno è normale”, ma sarebbe davvero utile un approfondimento filosofico e sociologico ai genitori che si trovano ad affrontare una simile richiesta? Forse sì, ma non nell’immediato e, sicuramente, non nei confronti di un bambino che ha ancora limitate capacità di astrazione. E allora?
Partiamo dai bisogni e dalla realtà.
Qual è il bisogno che esprime un bambino che chiede una “famiglia normale”? È una semplice spinta al conformismo o c’è dell’altro? Noi mediatori familiari non facciamo diagnosi e, sicuramente, non diamo consulenze pedagogiche, ma se non ci sono altre questioni, se la famiglia è serena e si tratta davvero dell’aspirazione del piccolo ad essere “come tutti gli altri”, allora occorre riportare la sua attenzione sul fatto che è amato e che sta bene. Ma come? Non si può certo dirgli che “le famiglie del Mulino Bianco non esistono”! I racconti e le fiabe, invece, possono essere una grande risorsa per i genitori che si trovano a spiegare, ma anche a confortare i piccoli in una situazione che fa sorgere in loro degli interrogativi.
Ho letto di recente un libro che parla di diverse famiglie di animali, in modo divertente. Parla di un dalmata che adotta una pecorella, di un delfino rosa che si innamora di un delfino grigio, di due fenicotteri, Carlos e Fernando, che hanno una piccola fenicottera, Nina, di due leonesse con i loro cuccioli che formano una grande famiglia.
Tutte queste storie hanno in comune il rispetto tra i membri della famiglia e la cura e l’amore di cui sono inondati i cuccioli. Attraverso le storie, il messaggio di sicurezza e di bellezza passa ai più piccoli, senza fare tanti ragionamenti e senza dare spiegazioni puramente razionali che sembrerebbero una strana imposizione.
Le famiglie di cui parla il libro non sono famiglie normali, sono famiglie favolose.
“Un po’ come la nostra!”
ha esclamato ad un certo punto il bambino a cui la mamma stava leggendo le storie*.
Eh sì, è proprio così!
* Francesco Maddaloni, Guido Redaelli “Famiglie Favolose”, ed. Salani, 2021