“Che terribile magone, sento qui un gran groppone…”

La tristezza, sentimento contrario alla felicità e all’allegria, è considerata una delle emozioni fondamentali. Essa può essere provata in tanti momenti della vita.

È un’emozione importante che aiuta a capire cosa conta veramente, cosa ci provoca dolore e a elaborare esperienze difficili come lutti e delusioni.

La sensazione di tristezza solitamente è condizione passeggera, perché tende a scomparire nel breve periodo.

Spesso il pianto è l’espressione di questa emozione, ma non per forza le lacrime sono un segnale negativo. Anzi, possono essere liberatorie e fungere da valvola di sfogo.

Come in ogni situazione che ci fa stare male, quando siamo tristi cerchiamo di nasconderlo e nasconderci dagli altri, oppure di negarlo. In realtà bisognerebbe affrontare la cosa, senza alcun pudore, perché riuscire a vivere la tristezza fino in fondo può renderci più forti.

Per quello che riguarda i bambini, è molto più comune di quanto si possa pensare che essi si sentano tristi, ma i genitori spesso si trovano disarmati di fronte a questo e incapaci di essere d’aiuto per i figli.

Mi è sembrato utile, perciò, creare un laboratorio incentrato su questo tipo di emozione, aperto proprio ai più piccoli.

Tra le attività proposte, quella di osservare alcune opere d’arte, come quadri, sculture o fotografie. Ogni bambino ha potuto esprimere la sensazione che esse suscitavano in lui e condividerla con gli altri. Un modo giocoso per aiutarli a capire le diverse sfaccettature che può avere un’emozione.

Dopodiché ai bambini ho chiesto di scrivere alcune situazioni della loro vita che hanno provocato tristezza, angoscia o malinconia e farne partecipi i compagni.

È emerso che causa di tristezza può essere prendere un brutto voto a scuola o essere lasciati soli da un amico/a. Causa di angoscia, invece, può essere avere un parente in ospedale o non capire i cambiamenti del proprio corpo. Infine, causa di malinconia può essere, ad esempio, l’attesa di qualcuno che non arriva.

Per i bambini, però, c’ è un aspetto confortante che è stato sottolineato e condiviso: sapere di poter chiedere consolazione ai genitori, ad amici e anche ai propri animali domestici, attraverso baci, abbracci e coccole.

Al termine dell’esperienza, i ragazzi hanno creato un portafoto per incorniciare le persone che possono sostenerli con il loro amore.

Mi sento di ringraziare i genitori che hanno contribuito scegliendo di far partecipare i loro bambini al laboratorio a “sdoganare” questa emozione che forse più delle altre spaventa e rimane purtroppo ancora oggi un grosso tabù. Sono convinta che i bambini parlandone con serenità siano tornati a casa con qualche strumento in più per affrontare i momenti di tristezza.

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