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Che cosa significa lavorare in rete?

Sostenere un nucleo in difficoltà, che sta affrontando una crisi familiare e che necessita di riorganizzarsi rispetto all’evento separativo, significa essere consapevoli che sono molti gli aspetti di fragilità caratterizzanti questo delicato passaggio.

In alcuni casi, soltanto un lavoro sinergico tra professionisti può garantire un sostegno efficace che tenga conto delle esigenze particolari di quella situazione.

Vorrei in questo articolo condividere quelli che, nel mio lavoro, ho elaborato e identificato come passaggi professionali propedeutici ad un lavoro in rete funzionale ed etico:

  • per prima cosa, accettare la complessità e molteplicità degli aspetti da sostenere,
  • avere sviluppato competenza e formazione necessarie per individuare i bisogni delle persone che si sono rivolte a noi,
  • condividere la nostra lettura della situazione con i clienti, verificarla con loro e renderli consapevoli dei bisogni e dei passaggi che potrebbero essere intrapresi,
  • non sostituirsi mai ai clienti nelle scelte che riguardano la loro vita, anche e soprattutto se tendono a sottrarsi rispetto alla responsabilità e all’attivazione personale nel percorso, per paura, confusione, sofferenza,
  • nell’orientare i clienti ad altri professionisti, verificare che abbiano compreso e condiviso la finalità di tale orientamento. Il passaggio  sarà “affettivo” e “curato”, coerente con il clima di fiducia che si è voluto instaurare nell’ambito del proprio lavoro.

Lavorare in rete significa:

  • offrire (o richiedere) agli altri professionisti coinvolti una visione della situazione complessiva. Una restituzione sulle caratteristiche dei clienti comuni, una narrazione rispettosa della loro storia e dunque non eccessivamente semplificata o “schiacciata” sugli obiettivi professionali bensì sugli obiettivi evolutivi,
  • curare, durante l’iter del lavoro in rete, l’aggiornamento sui passaggi decisivi che si stanno compiendo nell’ambito del proprio mandato professionale, con la finalità di rendere il proprio lavoro coerente con quello delle altre figure investite della presa in carico,
  • mantenere la lucidità rispetto al proprio compito professionale e alle finalità del proprio intervento, senza lasciarsi influenzare eccessivamente dalla posizione degli altri professionisti coinvolti.

Un lavoro sinergico finalizzato parte dalla chiarezza sul mandato professionale di ciascuno e dalla pulizia del setting di lavoro

Avere in mente i limiti professionali del proprio intervento e gli obiettivi sui quali è necessario focalizzarsi permette di condividerli con i clienti e  gli altri professionisti in campo.

Questo presupposto consente di aprirsi alla “contaminazione” con altre visioni professionali senza perdere di vista la propria autenticità e il proprio modo di essere e di lavorare.

Aggiornare significa, in ogni caso, gestire il tema della riservatezza professionale in modo etico, selezionando quegli aspetti per cui si valuti necessaria la condivisione in rete senza entrare eccessivamente nel merito di quanto ci è stato portato.

Muoversi informando preventivamente i clienti della nostra intenzione di confrontarci con le altre figure professionali di riferimento significa, in primis, confermare la relazione di fiducia e rispetto alla base del rapporto, indipendentemente dal fatto che tale necessità sia stata esplicitata come condizione deontologica o che la collaborazione in rete sia già prevista nel mandato professionale.

L’etica della collaborazione e del rispetto non va mai data per scontata

In particolare laddove non si conoscano gli altri professionisti in campo, è fondamentale sapere che vi è un rischio che il nostro lavoro possa essere strumentalizzato, in maniera più o meno consapevole.

Il punto critico di questo rischio non è tanto relativo al nostro lavoro (pur essendo certamente spiacevole e frustrante sentirsi manipolati) ma alla tutela dei clienti, di cui siamo responsabili. Anche per questo motivo è fondamentale regolarsi, nel lavoro in rete, facendo riferimento al principio generale della riservatezza.

In ultima analisi, una considerazione su situazioni altamente conflittuali o su fragilità tali da rendere impossibile affrontarle nell’ambito del nostro ruolo professionale

Lavorare in rete, in alcuni casi, significa chiudere l’intervento e limitarsi a fare un passaggio ad altri professionisti attraverso un serio accompagnamento dei clienti alla presa di consapevolezza che vi sono bisogni che noi, nel nostro ruolo professionale, non siamo in grado di soddisfare.

A volte, vi sono situazioni altamente complesse in cui obiettivo primario diventa la tutela del minore/dei minori coinvolto/i.

I tempi per soddisfare l’obiettivo secondario, cioè il supporto all’adulto e\o agli adulti per la gestione della crisi e per il cambiamento, non coincidono con l’urgenza necessaria a mettere in atto azioni di tipo protettivo.

In questi casi un buon lavoro di rete offre la possibilità di fare riferimento alla responsabilità professionale propria e altrui e di prendere decisioni importanti attraverso la condivisione e il confronto, senza sentirsi soli.

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