L’appuntamento successivo sarà a distanza di un mese, per mettere in condizione Antonio di cercare e trovare un nuovo alloggio.
Maria prima di andar via sottolinea al mediatore che oggi sarebbe stato il loro ventesimo anniversario di matrimonio. Antonio non raccoglie l’ennesimo aggancio affettivo lanciato da Maria e va via, mentre lei gli ricorda di passare da casa a prendere la sua roba.
Maria appena Antonio esce dallo studio chiede al mediatore di leggere la relazione dell’investigatore. Il mediatore gentilmente rifiuta e chiede a Maria se ha modo di parlare di queste cose con qualcuno che la possa veramente aiutare. Maria chiede se il mediatore abbia il nome di una brava psicologa.
Il mediatore va a prendere una lista di psicologi che hanno lo studio in zona e ritrova Maria al telefono con la madre. Maria l’ha chiamata per avvisarla dell’arrivo del marito, che verrà a prendere i suoi vestiti, messi da Maria nei sacchi della raccolta differenziata. Accenna all’esito della seduta, poi chiede di parlare con Silvio per metterlo al corrente dell’arrivo del papà.
Termina la telefonata all’arrivo del mediatore e va verso l’uscita ribadendo come Antonio sia sempre stato un ottimo marito e padre, ma che la relazione con questa donna l’abbia davvero cambiato.
La situazione rispetto la seduta precedente si è sbloccata e il conflitto è emerso
Maria seppur sempre innamorata sta elaborando la situazione reale. Il suo rapporto con Antonio è andato in crisi e il tradimento ne è una prova palese. Capisce che in qualche modo dovrà riuscire a voltare pagina. Lei stessa alla fine del colloquio dice apertamente:
“Con oggi il mio matrimonio è davvero finito”.
Antonio appare sempre più indifferente a tutto, ogni accusa o attacco di Maria sembra scivolargli addosso senza fare presa. Segno evidente che si è totalmente estraniato dalla relazione con la sua ex-moglie. Sta cercando di fare dei passi avanti per diventare il più indipendente possibile da lei (cercando casa, facendo gli straordinari, organizzandosi per stare vicino ai figli in contesti e luoghi neutrali o pubblici, ecc.).
Il mediatore ha dovuto mantenersi vicino al dolore di Maria, senza lasciarsi contagiare dall’insofferenza e dalla freddezza di Antonio.
Ha dovuto evitare di farsi trascinare nelle discussioni della coppia coniugale per riportarla a riflettere sui compiti e i loro ruoli di genitori
La sua direttività procedurale ha permesso alla coppia di affrontare il conflitto, ovvero:
- facendo sentire la sua presenza;
- indirizzare in qualche modo i coniugi al futuro quando parlavano del passato;
- proporre argomenti concreti su cui discutere (le vacanze, ad esempio);
- lasciare esprimere la crisi della coppia tollerando la tensione presente nella stanza. Al tempo stesso, non permettendo loro di oltrepassare i “limiti” per evitare che il conflitto arrivasse all’intollerabilità reciproca tra le parti.
Dal punto di vista metodologico è stato fatto uso continuo di alcune tecniche:
Il reframing
Utilizzato in forma di riassunto o sintesi all’inizio della seduta e in diversi altri momenti dell’incontro per riepilogare e in alcuni casi normalizzare i contenuti portati dalle parti. In forma di riformulazione utilizzato spesso per rispecchiare sentimenti e contenuti e, a volte, seguito dalla richiesta di esplicitare il proprio pensiero in proposito alla persona che non aveva ancora detto la sua opinione sull’argomento.
Le domande trasversali
Utilizzate con lo scopo di bloccare l’entropia conflittuale ed emotiva. Le domande trasversali vanno a spezzare la dinamica in corso, con la richiesta di informazioni o precisazioni su un argomento che entrambi abbiano interesse a trattare.
La domanda trasversale va utilizzata al momento giusto, e cioè non troppo presto: occorre lasciare lo spazio per esprimere ciò che sentono e pensano, e per raccogliere informazioni che ne permettano la formulazione stessa. Ma è un errore anche attendere troppo: occorre riuscire a interrompere la dinamica conflittuale prima che trascenda.
I caucus:
Nel caso specifico il mediatore ha percepito che c’era un conflitto importante e sotterraneo. Qualcosa di non detto, che stava condizionando le sedute e portando la coppia a un “falso” accordo. I colloqui individuali, in questo caso, hanno avuto la funzione di preparare le parti alla rivelazione del “segreto”. Qualcosa di cui entrambi erano informati, ma che per il marito non poteva essere rivelato e per la moglie dava l’illusione di poter “vincere” una vendetta.
La possibilità di parlarne insieme ha messo in condizione entrambi di affrontare meglio la riorganizzazione familiare in vista della separazione.
La tecnica della reciprocità
Nel momento della pretesa di Maria di tenere l’amica del marito lontana dai figli, il mediatore ha ricordato a Maria con una domanda esplorativa che, se avessero adottato questa regola, anche lei in futuro avrebbe dovuto rispettarla in caso di una sua nuova relazione significativa, e lei viveva molto più tempo insieme ai figli.
È importante che il mediatore ricordi o annoti tutti gli accordi raggiunti dalle parti e che li abbia sempre a disposizione
Infatti, scoppiata la lite sulla pretesa di Maria, che la compagna di Antonio non venisse in contatto coi i figli per almeno due anni, è stato utile che il mediatore rileggesse l’intesa raggiunta tempo prima da Maria e Antonio in merito ai modi e tempi da rispettare per poter far conoscere gli eventuali nuovi partner ai loro figli.
All’inizio dell’incontro c’era molta tensione nella stanza ed è emersa la forte rabbia di Maria che inveiva contro Antonio, il quale, invece, restava distante, non coinvolto ma teso.
Quando, dopo i caucus, Maria ha riferito di aver scoperto che il marito vive con un’altra donna e che questo, secondo lei, è il motivo per cui non porta i figli a dormire con lui quando è il suo turno di cura e responsabilità dei figli, la rabbia di Maria è addirittura esplosa.
A quel punto sono state molto utili le domande trasversali del mediatore.
Antonio, invece, dopo la “rivelazione”, è apparso sollevato, nonostante continuasse a non fornire spiegazioni né a confermare la veridicità di quanto riferito dalla moglie. D’altra parte Maria gli poneva solo domande strategiche in quanto conosceva già tutte le risposte, e continuando a portare avanti il suo disperato tentativo di tornare con il marito ha persino anticipato ad Antonio che avrebbe scoperto anche lui cose molto negative sulla donna che frequentava.
Il modello d’intervento ESBI:
Emozioni prevalenti
Maria provava rabbia e frustrazione nei confronti del marito; dispiacere e preoccupazione per i figli. Antonio, invece, era infastidito dagli attacchi della moglie, impassibile rispetto i tentativi strategici di ricongiungimento più o meno aggressivi della moglie. Dispiaciuto quando Maria spiegava che i figli si vergognano di dire ai conoscenti che i genitori sono separati e incollerito quando lei voleva imporgli di non presentare la nuova compagna ai figli per sempre.
Strategie conflittuali
Quella di Maria era l’attacco, mentre quella di Antonio la fuga. Maria era troppo assertiva, aggressiva e poco ricettiva, mentre Antonio era assolutamente chiuso. La dinamica di coppia della cedevolezza da parte di Antonio, era stata sostituita dal suo atteggiamento aggressivo passivo. È stato necessario contenere Maria e spingerla all’ascolto, mentre occorreva creare spazio d’ascolto intorno ad Antonio che tuttavia non intendeva riempirlo e si trincerava in un mutismo di pietra. Il mediatore doveva coinvolgerlo attivamente con molte domande.
Bisogni reciproci
Maria porta in mediazione il desiderio di essere riconosciuta per gli sforzi che sta facendo per far vivere ai figli la separazione il meglio possibile, chiede che il padre sia presente nella vita dei ragazzi affinché li veda più sereni e per dividere con lui i momenti più impegnativi (ad esempio far fare i compiti ai ragazzi). Maria ha un forte bisogno di sicurezza che esprime con la strategia della pianificazione e del controllo, anche nei confronti del marito. La vita da separata, il futuro, la sofferenza dei figli sembrano essere percepiti solo come incubi e non come opportunità, dato che ha perso la possibilità di esercitare il controllo sul marito.
Antonio porta in mediazione il desiderio di allontanarsi dalla moglie, da un vissuto di rigida organizzazione domestica materna che gli ha tolto lo spazio e l’iniziativa. Il bisogno di Antonio, di autorealizzazione, si sta concretizzando attraverso la sua decisione di separarsi legalmente.
È uscito, in parte, dalla relazione controllante della moglie, accettando di sottoporsi ugualmente alle sue richieste ma solo per quanto concerne i figli.
Il tipo di conflitto è misto, emotivo soprattutto, ma riguardo al tradimento va considerato come un conflitto di interessi.
Entrambi avevano bisogno di superare l’impasse creato dalla perdita di complicità e fiducia [per una trattazione esauriente cfr. BUZZI I., Introduzione alla conciliazione, Milano, 2003].
Interesse comune
Nel caso di Maria e Antonio consiste, in concreto, nel trovare i termini per realizzare un “vero” accordo, un accordo che non si fondi su strategie contingenti ma sulla serena consapevolezza della realtà.
È importante che l’accordo preveda turni tra i genitori, che permetta ai figli di vedere più spesso il padre, nonostante la nuova compagna sia fonte di rabbia e sia diventata il capro espiatorio della crisi coniugale.
Un accordo che permetta a Maria di condividere con Antonio anche i momenti impegnativi della cura dei figli e garanzie economiche adeguate, e che permetta ad Antonio di rendersi autonomo, di autorealizzarsi e di costruirsi la vita che desidera.
Infine, è stato necessario fissare l’incontro successivo in tempi non brevi, per dare la possibilità ad entrambi di elaborare e assimilare il cambiamento dettato dalla rivelazione del tradimento.
Maria potrà metabolizzare ulteriormente il proprio lutto e accettare la realtà della nuova relazione di
Antonio, anche con l’aiuto della terapia. Antonio cercherà di capire come fare a realizzare la propria indipendenza dalla moglie, continuando ad essere un buon padre.
Infine, si ponga attenzione sui tentativi di triangolazione dei clienti …
Maria all’inizio e al termine della seduta, dopo che il marito ha lasciato lo studio, ha tentato di parlare con il mediatore della nuova compagna di Antonio, cercandone la complicità. Questo tentativo di manipolazione è stato garbatamente neutralizzato dal mediatore.
Antonio ha scelto la mediazione come strumento per trovare un accordo di separazione che gli permettesse di uscire rapidamente da quel matrimonio, vissuto come opprimente.
Maria ha utilizzato la mediazione dapprima per avere uno spazio che le consentisse di provare a trattenere il marito, poi per sfogare la sua rabbia, ancora molto forte, nei confronti del marito. In seguito, resasi conto di non poter far nulla per trattenere il marito, è rimasta in mediazione per trovare un accordo vantaggioso che lenisca il dolore per essere stata lasciata.
La rabbia di Maria ha trovato l’argine creato dal mediatore ed è riuscita a non compromettere gli sforzi fatti per i figli e per sé stessa:
“Se ritieni che sia comunque un buon accordo, sarebbe un peccato, Maria, buttare via tutto quello che sei riuscita a ottenere fino a questo momento, non credi?”,
le ha ricordato il mediatore.