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pace in famiglia

Pace, pace, pace!

Con tutto ciò che è successo in questi ultimi anni, ci mancava solo il vento di guerra che sembra purtroppo spirare da est. Noi, persone comuni che ci occupiamo della professione, della famiglia, degli amici, di sicuro non ne sentivamo la necessità, per usare un eufemismo.

La nostra Costituzione esprime anche il nostro modo di sentire:

“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.” (art. 11 Cost.)

Quindi, la libertà degli altri popoli deve essere rispettata e le controversie internazionali devono essere risolte con mezzi pacifici. Noi che la guerra probabilmente non l’abbiamo vista e la conosciamo solamente dai racconti dei nonni o dai libri di scuola siamo abituati alla pace, ma è davvero così?

A prescindere dai numerosissimi conflitti armati che si sono svolti e che sono ancora in corso in diverse parti del globo, noi mediatori familiari ci confrontiamo quotidianamente con la guerra intima e apparentemente inestinguibile che sviluppa all’interno delle famiglie. Questa “guerra”, oltre alla coppia in sé, ha delle vittime impotenti: i figli.

Lo scopo della mediazione familiare consiste nell’aiutare la coppia che si separa ad organizzare la vita futura mettendo al centro il benessere, la cura e l’amore per i figli, seppellendo l’ascia di guerra.

In questi tempi, i più piccoli hanno vissuto la pandemia con uno strascico di sofferenza importante.

Crisi di ansia, regressione, aggressività, paura sono tra le condizioni psicologiche più frequenti che diversi studi hanno riscontrato nei bambini di oggi.

Immaginiamo ora i figli di una coppia che si separa adesso, mentre la pandemia è ancora in corso. Oltre allo scotimento del mondo sicuro della famiglia, vivono anche il terremoto che il Covid ha rappresentato per tutte le nostre vite, incluse quelle dei genitori. Ora si aggiunge una guerra lontana, ma che entra di prepotenza nelle nostre case attraverso i canali di informazione e le discussioni degli adulti.

Noi come mediatori familiari e come persone abbiamo il dovere di proteggere i piccoli umani dalla continua instabilità. I figli hanno bisogno di un ambiente sicuro ed amorevole per sbocciare, non dobbiamo mai dimenticarlo.

Ora più che mai è importante ricordare alle coppie in mediazione che il conflitto è naturale così come lo è la sua risoluzione pacifica. Perché noi, in quanto esseri umani, tendiamo naturalmente alla pace. C’è in noi una naturale spinta alla cooperazione, all’altruismo e alla compassione che troppo spesso dimentichiamo [Michael Tomasello “Altruisti nati” ed. Bollati Boringhieri, 2010].

Fare emergere le migliori predisposizioni e qualità dei mediandi, attraverso un ascolto attento e non giudicante, uno sguardo compassionevole, alla maniera di Marshall Rosenberg, questo è ciò che dobbiamo fare.

Un’amica di una certa età mi ha raccontato che durante la guerra, quando lei bambina e i suoi genitori si nascondevano nel rifugio antiaereo, cantavano. Non importava cosa succedesse all’esterno, il canto portava pace e bellezza in un luogo colmo di paura e di morte.

Vorrei anch’io, come mediatrice familiare, essere portatrice di pace e di bellezza, nonostante tutto il resto sembri cadere rovinosamente.

Per farlo, devo ricordarmi che in ciascuno c’è un tesoro, a volte molto ben nascosto: il tesoro della nostra umanità. Vorrei proporre parole semplici e di pace, a beneficio dei grandi e dei piccoli come faceva Gianni Rodari in questa filastrocca che solo ad un lettore molto distratto può apparire come superficiale o bambinesca.

Filastrocca solitaria,
voglio fare un castello in aria:
più su delle nubi, più su del vento
un castello d’oro e d’argento.
Con una scala ci voglio salire
per sognare senza dormire
e su un cartello farò stampare:
“Le cose brutte non possono entrare…”
O filastrocca solitaria,
si starà bene lassù in aria:
ma se un cartello scritto così
lo mettessimo anche qui?

[Gianni Rodari, Filastrocche lunghe e corte, Einaudi Ragazzi]

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