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interesse comune coppia

Fare proposte nell’interesse comune

Nell’incontro successivo il mediatore riassume la situazione emersa fino alla seduta precedente. Dice che è stato importante chiarire quali siano gli obiettivi di entrambi in questa fase della loro vita, che appare così difficile da affrontare.

“Quando si sa dove si sta andando e si condivide la meta, il percorso per arrivarci può essere anche diverso ma non si ha l’esigenza di controllare continuamente l’altra persona”

Antonella molto nervosamente chiede a Riccardo un cambiamento relazionale. Vorrebbe che riuscissero a parlarsi anche una volta usciti dalla mediazione. Che il suo interlocutore fosse serio e potesse rivolgersi a lei senza sentirsi sminuita. E che le critiche ricevute fossero costruttive e orientate ai bisogni dei bambini.

Il mediatore raccoglie le sue tre richieste allineandosi al veloce ritmo comunicativo di Antonella. Conclude riassumendo che Antonella vorrebbe una collaborazione costruttiva da parte del papà dei suoi figli.

Antonella aggiunge di volere anche che quanto deciso in sede di mediazione fosse poi rispettato una volta usciti dall’incontro e tornati alla vita quotidiana.

Questa ultima affermazione risveglia l’orgoglio di Riccardo, che si sente aggredito e reagisce con la consueta dinamica speculare. Dice che è lei che ha un atteggiamento sempre nervoso, astioso e distaccato dalla realtà.

Il mediatore non raccoglie i contenuti del suo argomento, ma il suo stato emotivo e gli domanda:

“Ti senti sfiduciato quando Antonella ti dice queste cose?”.

Riccardo risponde di sì e Antonella capisce che le sue parole producono in lui sofferenza.

Allora il mediatore invita Riccardo a mettere a fuoco quali siano per lui le cose più importanti, gli obiettivi da perseguire in mediazione. Come ha fatto Antonella con le sue richieste.

Riccardo preferisce rispondere alle accuse di Antonella con una arringa difensiva. Esordisce di essere separato da Antonella, ma di non fare nulla contro di lei.

Antonella lo smentisce e parla della telefonata mattutina che lui fa ai figli prima di andare a scuola. Questa produce in famiglia un grande scompiglio, perché avviene nel momento più inopportuno. La tensione cresce.

Il mediatore coglie nelle reciproche accuse un argomento concreto per ancorare la discussione alla realtà  

Riformula, segnalando che la telefonata pur avendo l’importante funzione di far sapere a Luca e a Diletta che papà li ama e che li ha cercati, avviene nel momento sbagliato per l’organizzazione della mamma coi bimbi.

Antonella lamenta la mancanza d’aiuto da parte di Riccardo ed esprime la fatica di dover fare tutto da sola.

Il mediatore le chiede:

“Se Riccardo potesse aiutarti, che cosa potrebbe fare? Cerca una cosa carina che potrebbe fare per farti sentire meglio”.

Lei risponde che il primo martedì del mese bisogna parlare con le maestre e che lui potrebbe assumersi questo impegno. Riccardo accetta, sottolineando che non è un padre assente, ma che invece porta i figli dal pediatra, dal dentista, ecc.

“Sei un padre presente?”

Chiede il mediatore per segnalare a Riccardo di averlo ascoltato. Solo Riccardo risponde di sì. Il mediatore gli sorride.

Quindi il mediatore li riporta al problema della telefonata del mattino e chiede informazioni a proposito dell’ora in cui viene effettuata: l’ora in cui si svegliano i bambini, l’ora della colazione o quella dell’uscita da casa? Poi domanda ad entrambi:

“Che cosa succederebbe se Riccardo telefonasse cinque o dieci minuti prima dell’ora in cui si svegliano i bambini?”.

Antonella e Riccardo sembrano spiazzati e affermano di non averci mai pensato prima.

Sembra essere una soluzione accolta da entrambi e da collaudare

Antonella, poi, prospetta la presenza di un problema contingente attuale, che deve essere risolto al più presto. Diletta, la figlia di 6 anni, non vuole più andare a scuola e piange da una settimana all’idea di doverci andare.

Entrambi concordano che le maestre siano inadeguate.

Antonella dice di essere andata a parlare con il preside e che questi l’avrebbe rassicurata nel senso che avrebbe prontamente riportato le insegnanti in carreggiata.

Riccardo allora propone di aspettare fino a Natale, dando al preside il tempo di intervenire efficacemente, dopo di che, avrebbero potuto cambiare scuola alla figlia se Diletta avesse ancora avuto palesi difficoltà di inserimento.

Antonella ricorda, che avevano avuto problemi analoghi nella stessa scuola con il figlio di 8 anni, Luca, e che si erano risolti dopo pochi mesi.

Il problema è stato condiviso e la soluzione è stata raggiunta, sono stati entrambi assertivi ma non aggressivi.

La coppia sta imparando a gestire i compiti genitoriali senza tornare alle dinamiche coniugali

Tuttavia, la tentazione di Antonella di utilizzare lo spazio negoziale venutosi a creare per incidere sulla presenza di Chiara è troppo irresistibile. Sposta così l’attenzione su un nuovo problema: la stanchezza dei bambini.

Afferma che la vita itinerante a cui il padre li costringe ad ogni week-end possa essere un problema per loro. Riccardo cambia espressione immediatamente, si irrigidisce e si fa scuro in volto, poi replica che i bambini da lui stanno benissimo e che, anzi, se non stanno bene dalla madre è per colpa della madre che li tiene alzati fino a tarda ora la sera.

Le vecchie abitudini relazionali e comunicative riemergono velocemente

Il mediatore, allora, sceglie di normalizzare per accogliere entrambi i genitori.  Li informa che le ricerche indicano che i bambini tendono a lamentarsi molto di più con la madre, con cui convivono, concedendosi enormi spazi di sfogo alle loro emozioni, frustrazioni e disagi. Con il padre, invece, si controllano, cercando da lui approvazione e compiacimento.

Riccardo e Antonella si acquietano e il mediatore cerca quindi di capire insieme a loro se vi siano delle cause oggettive che provochino nei bimbi un’eccessiva stanchezza.

Abbandonando le recriminazioni reciproche, entrambi parlano con toni pacati dello sport e delle attività extra-scolastiche dei figli. Raccontano di aver eliminato il corso di atletica per Luca, che risultava troppo impegnativo. Riccardo, inoltre, dice di trascorrere il fine-settimana in casa in condizioni di tranquillità, proprio perché desidera farli riposare.

Antonella interviene, dicendo che Riccardo invece li eccita e non li sa tener tranquilli, è abituato a giocare con loro. Aggiunge poi, tornando al punto caldo della discussione:

“Non è stancante che i bambini cambino letto due volte in tre giorni? Sono troppo sballottati! Io voglio sapere dove sono e come sono sistemati!”.

È alterata e sta alzando la voce.

Il mediatore, notando che Riccardo sta scivolando nella dinamica “e tu allora”, chiede a Riccardo come si organizzi durante i suoi week-end.

Memore della descrizione dell’estate in Grecia che aveva portato serenità, Riccardo si lascia condurre nella descrizione di esempi della sua giornata tipo nel fine-settimana

Non esclude di portarli qualche volta a dormire da Chiara, in provincia, ma aggiunge di farlo perché lei ha una casa molto più grande della sua, dove i bambini si trovano a loro agio:

“La casa di Chiara è più accogliente del monolocale di quaranta metri quadri dove vivo attualmente!”.

Tuttavia, aggiunge, stanno in città quando hanno impegni o devono vedere i nonni. Riccardo conclude la sua descrizione sfidando Antonella: le chiede se questo nuovo menage sia un problema vero per i bambini o più che altro per lei. Antonella si sente sfidata e controbatte che gli accordi erano che lui restasse in città.

Il mediatore, avendo intuito l’ennesimo inutile braccio di ferro in cui Chiara e Riccardo tornano in continuazione a sfidarsi su chi sia peggio dell’altro, pone il fuoco della conversazione su Diletta e Luca.

Chiede quale sia il loro atteggiamento reciproco nei momenti di incontro con i bambini: come si chiamino tra loro in presenza dei bambini?

La polemica si interrompe immediatamente. Antonella risponde stizzita al mediatore:

“Ci chiamiamo mamma e papà, ma non ci salutiamo nemmeno quando ci vediamo. Per quanto mi riguarda spero solo che il momento di scambio dei figli finisca il più presto possibile!”.

Il mediatore, sorprendendoli, si complimenta con loro. Soprattutto con Antonella che chiede addirittura di migliorare questi momenti in cui i figli li osservano insieme.

Antonella è stizzita però, perché il mediatore non le concede lo spazio per agire su Chiara.

Il mediatore ha notato, tuttavia, che Antonella non ha controllo su Riccardo per quanto esula dai figli. Infatti, quando s’impone riguardo Chiara riesce solo a irrigidirlo e allontanarlo maggiormente dalla collaborazione.

Per evitare che lo spazio negoziale torni a chiudersi ma sapendo di affrontare un argomento che sta a cuore a entrambi, il mediatore chiede ad Antonella il permesso di affrontare l’argomento del Natale

Antonella cambia atteggiamento e acconsente.

Riccardo racconta che anche lo scorso anno, quando erano già separati, si erano divisi il periodo festivo a metà. Il 24 sera i bambini erano con la mamma, mentre il 25 erano col papà e la sua famiglia.

Discutono sul giorno in cui i bambini dovrebbero aprire i regali. Per lui ognuno dovrebbe aprire i propri, mentre per lei dovrebbero trovare un momento in comune, dove ritrovare la famiglia originaria (mamma, papà e bimbi).

Lui osserva che lei non è mai serena quando stanno tutti e quattro insieme e che in quelle condizioni, non si sente di condividere la festa. Non ha voglia di vederla stizzosa e col muso anche a Natale.

Lei dice che vorrebbe che finisse questa lotta per il possesso dei figli, visto che prima della separazione lui se ne disinteressava.

Riccardo le ha dimostrato con evidenza di voler stare più spesso con i bambini e Antonella lotta per impedire che i bambini stiano con Riccardo per il timore che stiano con Chiara.

Emerge anche un’altra questione: il Capodanno. Riccardo vorrebbe trascorrerlo in tranquillità con i figli, senza avere l’assillo di dover ritornare entro il 1° gennaio in città, perciò chiede di poterli riportare il giorno dopo, il 2 gennaio. Antonella non è affatto d’accordo, perché vuole che il turno cambi esattamente il primo giorno dell’anno.

Il mediatore consiglia a Riccardo di pensare a che cosa potrebbe proporre ad Antonella per indurla ad accettare la sua proposta, poi fa lo stesso con Antonella: cosa possa offrire a Riccardo per indurlo ad accettare la sua proposta?

Ne discutono un poco, poi entrambi ammettono di volerci pensare con calma, rimandando la decisione al successivo incontro.

La seduta successiva, l’ultima, Antonella propone, non appena si accomodano in mediazione, che sia Riccardo a parlare per primo.

Riccardo afferma di aver capito che per Antonella sia fondamentale avere accanto i bambini.

Dato che si era lamentata di non avere mai un fine-settimana pieno per stare con loro, propone che Luca e Diletta possano trascorrere i fine-settimana alternativamente una volta con la mamma e una volta con il papà, però chiede che Antonella lo favorisca con le vacanze dei bambini:

“Se stessero con me più di tre settimane all’anno, allora potrei trascorrerne anche una da solo con loro, a luglio, in montagna”.

Antonella dice di apprezzare questa proposta, perché sono i bambini a chiederle di stare di più da soli con il loro papà.

Apprezza anche il fatto di poter avere la possibilità di fare qualcosa di piacevole con loro nei week-end, così da non essere per loro solo la persona di riferimento per i compiti e i doveri settimanali, ma aggiunge che le basta un fine-settimana ogni tre.

Il clima relazionale è cambiato in modo permanente.

Hanno capito che per ottenere qualcosa dall’altro devono capire che cosa offrire e per poterlo fare devono mettersi nei panni dell’altra persona.

Da questo momento in poi il mediatore può limitarsi a prendere nota degli accordi raggiunti e a fare solo domande di chiarimento.

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