Caterina Lumia
Mediatrice Familiare - Dottoressa in Psicologia
Nel frattempo attacco i cartelloni per fissare i punti che loro stessi avevamo individuato negli incontri precedenti e glieli rileggo, per ricordare loro i progressi fatti, prima che il rancore prenda il sopravvento: comunicazione chiara, adeguarsi reciprocamente, rispetto delle regole, parlarsi reciprocamente di Marco, tolleranza.
Ripropongo a Paola la domanda circa cosa potrebbe fare per far scendere in lei la tensione da 10 a 9-8.
Paola ribatte
“Vediamo le sue richieste…”
Allora insisto con gentilezza
“Tu cosa saresti disposta a fare?”
Paola risponde in modo speculare rispetto a Mario
“Se una persona mi dice che si impegna sono disposta ad andargli incontro, ma se se ne frega non mi viene di propormi di aiutarla!!”
Quindi per la terza volta, con tono delicato, chiedo
“Tu cosa saresti disposta a fare?”
“Sarei disposta a parlargli di Marco..”
Mario scatta fumino e recrimina
“Ce lo eravamo già detti e non è stato fatto!!! La richiesta era di periodicità!!”
Ricominciano a litigare, rinfacciandosi puntigliosamente chi ha fatto o non fatto cosa e quando.
Cerco di stemperare la rabbia crescente:
“Cos’altro può servire a dare stabilità e a non far impennare tensione e non farla più salire?”
Viene fuori l’episodio scatenante più recente
In occasione delle feste di Natale, Marco non aveva completato i compiti mentre era col papà. Paola lo accusa di leggerezza e negligenza, oltre che di scaricare la parte del “poliziotto cattivo” su di lei.
La donna lamenta di ritrovarsi a dover sprecare tempo dietro ai compiti del figlio, stando a casa la domenica sera ad arrabbiarsi invece che uscire fare altro insieme a lui.
Emerge chiaramente che Paola vuole che Mario faccia fare tutti i compiti a Marco, su questo non transige.
Mario risentito respinge tutte le accuse
“Perché? Vuoi dire che con me non li fa?!!” –
Paola
“Non sempre li finisce quando sta con te. Dì di no!”
Mario
“Ma cosa stai dicendo!!??? non ho parole!!!! Specifica meglio. Voglio sentire..”
Paola spiega l’organizzazione dei quaderni e dei compiti, oltre alle relative tempistiche per farli e consegnare i quaderni a scuola. I toni si infiammano ed esasperata esclama
“Ma se sono quattro compiti da fare, non sei nemmeno in grado di farglieli finire!!! Li fa sempre con me!!”
Mario con tono provocatorio e diffidenza:
“Questo è tutto da vedere e comunque alcune cose le può fare lunedì! Sei tu che non sei in grado di improvvisare se le cose non vanno come dici! Non è un problema di Marco, è un problema tuo!! Sei quadrata e inflessibile! Poi comunque chiederò alla maestra perchè mi sa tanto che non è come dici tu. ”
Intervengo per stroncare l’escalation con domande semplici e chiare:
“Quindi. …Da dove si capisce i compiti che deve fare?”
Paola con tono rabbioso:
“C’è scritto nel diario. I compiti del lunedì e martedì bisogna farli entro il weekend.”
Sposto l’attenzione, mostrando di avere compreso il punto:
“Adesso capisco la sommossa dei genitori! Perché nel weekend devono studiare tantissimo…!!!”
Mario spiega che secondo lui i compiti assegnati durante le vacanze natalizie erano davvero noiosi e Marco proprio non ne aveva voglia. Cerco di sottolineare il buon intento del papà a non creare un malessere rispetto a degli esercizi non determinanti e di mettere in luce l’importanza di imparare a legittimarsi reciprocamente, soprattutto di fronte al bambino
“…anche tu non te la sei sentita di forzarlo a finire..questa volta sei stato tu a dargli il permesso...
Chiedo a Paola:
“Se per qualunque motivo Marco non finisse i compiti, vorresti essere avvertita?”
Ricominciano ad attaccarsi con astio.
Mi calo nei panni del bambino e dico:
“Se fossi Marco, farei in fretta i compiti per non sentirvi litigare.”
Per un attimo tacciono.
Riprendo:
“Entrambi vorreste del tempo di svago con Marco… Anche tu, Paola, vero?…Senza dover essere tu a farle il controllo dei compiti… Oltre a questo, è successo altro?”
Mario, inizialmente titubante, rivela che, una volta a casa di Paola, il figlio gli ha chiesto: – Glielo dici tu che non ho fatto 2 pagine? –
Mi stupisco:
“Quindi Marco è entrato in tensione per questa cosa..!?”
Mario dice:
“Si e sai cosa ha avuto il coraggio di dire lei?? Prima frase verso Marco: – Insomma, hai fatto poco e niente! – seconda frase verso me: – sei il solito irresponsabile!’-. Anche se è questo che pensi di me non ti dovevi permettere di dirlo davanti a mio figlio! 1° perché la gravità della cosa non era tale, 2°anche se lo fosse stato, devi imparare a stare zitta. L’hai mortificato davanti a me e ho fatto la figura di una nullità!”
A questo punto riformulo quanto è emerso finora, per cercare di trovare una quadra
“Il periodo natalizio è stato abbastanza brutto per voi, non è andato bene niente. Secondo voi ci possono essere dei modi…? Certo la trasparenza delle cose è importante…Ma magari aspettare…? …Non dirle davanti ad Marco..?..Come si può fare..?”
Paola aggiunge di essersi risentita molto perchè Mario ha preso Marco in braccio, si sono bisbigliati qualcosa e a lei non va bene, perché nota che Marco spesso tende a dire bugie in questo periodo.
Mario ribatte dicendo:
“Ah è lui che dice bugie, ma tu dici a me che sono bugiardo??”
Riprendono a discutere e a sovrastarsi reciprocamente con la voce.
Con tono pacato li aiuto a ragionare su cosa vorrebbero sentirsi dire quando si verificano situazioni simili. Inizia Paola:
“Potevi dire: la mamma ha detto che devi finire i compiti? Proviamo a sentirla. Mi chiamavi e mi chiedevi: dato che non è molto concentrato, cosa ne dici se…”
Quindi Mario continua gli esempi:
“Se fossi una con cui si può parlare, ti potevo chiamare e dopo dire a Marco – ha detto la mamma che puoi non fare le 2 pagine – e non sarebbe stato tutto questo dramma!!
Faccio notare che il compito educativo è di legittimarsi a vicenda!
“Cosa ne dite? Potete provarci la prossima volta…?”
Paola è scettica per i ripetuti tentativi in varie direzioni falliti, ma è disposta a fare un tentativo, per il bene di Marco e anche Mario sembra più rasserenato da questa prospettiva.
“Queste cose le dovete fare tutte e due, se uno di voi non le fa l’altro si sente delegittimato, è brutto!
Dopo aver scaricato le emozioni e trattato le urgenze, la coppia riesce a comunicare sugli aspetti pratici e organizzativi della settimana entrante, relativi agli obiettivi pratici detti all’inizio dell’incontro. Riescono così a pianificare e dividersi le pratiche relative al passaporto.