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Casi commentati di Mediazione Familiare – Mario&Paola – Episodio 1

Co-autrice
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Caterina Lumia

Mediatrice Familiare - Dottoressa in Psicologia

Mario e Paola si sono sposati 10 anni fa. Paola aveva una figlia nata da una precedente relazione, oggi ventenne. Dall’unione nasce Marco, oggi dell’età di 7 anni. La coppia si separa giudizialmente quando Marco aveva 4 anni. Attualmente Mario ha avuto una figlia dalla nuova compagna con cui convive in un paese della Lombardia che dista circa 50 km da quello in cui Paola vive da sola.

Marco abita prevalentemente con la madre, la quale può saltuariamente contare sul supporto di suo fratello per andare a prendere il bambino a scuola.

La coppia viene inviata in mediazione familiare dal giudice, in ragione degli alti livelli di conflittualità che esprimono.

Inizio la mediazione facendo il punto della situazione, chiedendo quali siano le loro tematiche urgenti in vista dell’udienza prevista tra un mese. Noto che hanno bisogno entrambi di essere rassicurati su cosa può essere detto o no durante i nostri incontri, ricordo loro che i nostri incontri non sono obbligatori ma anzi, la volontà di essere qui per entrambi è essenziale. Mi chiedono anche se c’è una fine obbligatoria e se ho facoltà di rilasciare documenti. Rispondo assicurandomi che abbiano capito che se vogliono stileremo un documento da sottoporre agli avvocati, e la fine del percorso di mediazione, che può avere durata massima di 8-12 incontri, non è stabilita a priori.

Subito dopo ci focalizziamo sulle loro tematiche urgenti: la coppia ha bisogno di accordarsi per richiedere il passaporto del piccolo Marco e sul come distribuirsi le relative incombenze.

La volta scorsa era emerso che Marco si sposta malvolentieri sui mezzi, la sua tristezza e i capricci preoccupavano molto i genitori. Così ne abbiamo parlato insieme e hanno trovato un giusto compromesso: far viaggiare sempre Marco con la sua macchinina preferita, di modo che si senta meno solo. Mi informo se la strategia che hanno deciso di adottare abbia funzionato. Davanti ad un riscontro positivo, mi complimento con loro per questa soluzione che sono stati capaci di trovare insieme, confrontandosi sul problema.

Altro aspetto emerso nell’incontro precedente, le chiamate che Paola dovrebbe fare a Mario per tenerlo aggiornato su Marco, sopratutto ora che ha di nuovo le placche in gola.

Tuttavia, appena domando a Paola come si sia trovata a chiamare Mario, quest’ultimo s’infiamma, afferma con stizza e risentimento di non essere stato affatto contattato e che sono successe cose che non gli sono piaciute per nulla. I toni tornano molto tesi, capisco quindi che per riuscire ad andare avanti con gli aspetti pratici della separazione, bisogna prima sciogliere questi aspetti emotivi e allentare  i dissapori.

La coppia entra nel vivo del racconto di un episodio recente: il padre avrebbe dovuto passare a prendere il bambino per poi accompagnarlo ad una visita medica, ma la distanza non gli permetteva di essere sul posto per l’orario previsto. La coppia decideva che la madre avrebbe portato il figlio dall’otorinolaringoiatra e Mario li avrebbe raggiunti dal dottore all’uscita. Finita la visita, Paola e Marco aspettano per strada Mario che non arriva e dopo mezz’ora tornano insieme a casa di Paola.

Chiedo chiarimenti sulle loro modalità comunicative ed iniziano a riferirmi i dialoghi intercorsi via messaggio, si parlano sopra, interrompendosi e mostrando insofferenza nel parlare con l’altro, finché non arrivano all’episodio che ha scatenato il conflitto:

Paola: “Sta di fatto che finiamo prima, andiamo in un bar vicino per aspettarlo e gli mando un sms; alle 18,30 andiamo fisicamente davanti allo studio dove avevamo appuntamento, ma non si vede nessuno. Mi arriva un messaggio che dice che è stato lì, non ci siamo visti, stava andando a casa e ‘portamelo qua’”.

Per Paola sono estenuanti questi tentativi di coordinarsi con Mario, la messaggistica d’emergenza presenta sempre un sacco di difficoltà.

Cerco di ricostruire insieme a loro i passaggi per vedere dove la comunicazione non ha funzionato e perché, mentre entrambi iniziano una discussione puntigliosa cercando di cogliere l’altro in fallo (es. “Il messaggio è arrivato alle 18,27, ma io l’ho ricevuto dopo.” ecc.)

In concreto emerge che non si sono sbagliati sul luogo dell’appuntamento, semplicemente non si sono coordinati con i rispettivi orari.

Ciascuno insiste a sottolineare cosa ha sbagliato l’altro e non prova a chiedersi cosa avrebbe potuto fare per evitare equivoci; riprendono con toni accesi a  rinfacciarsi chi sia il genitore peggiore: -‘Ma io ti ho avvisata, ho mandato il messaggio ‘ho letto soltanto ora, sto andando a casa. Cosa non era chiaro?? Tu capisci solo quello che ti fa comodo, tanto l’incapace sono io!”- “Uno che ha un appuntamento per prendere suo figlio e non arriva, non arriva! Un bambino, in mezzo alla strada, mezz’ora come un randagio!!!”“Non è vero!! Ho anche testimoni, telefonate registrate! ”

Mentre i due discutono, mi ritrovo a pensare che nessuno dei due stia offrendo all’altro una breccia di comprensione, vorrebbero poter esprimere che sono dispiaciuti di quanto è accaduto, ma si barricano dietro le proprie ragioni, si accusano e mortificano.A questo punto intervengo, con una domanda netta  “Perché comunicate solo con gli sms?”

Emerge la diffidenza di Mario: “Perché così rimane tutto scritto!! Lei e i suoi avvocati non mi possono rinfacciare niente, nè inventarsi storie!!”

Provo a razionalizzare per abbassare la tensione che oramai sta raggiungendo picchi preoccupanti:

“Mi sembra di capire che ci sia  ancora tanta tensione… se doveste quantificarla da  0 a 10, quanto sarebbe?”

Mario: “10.”-

“Come farla scendere da 10 a 8?” Partiamo da piccoli passi  raggiungibili.

Mario: “Lei sa esattamente cosa mi fa imbestialire, non è in grado di mettere da parte l’orgoglio, è così da sempre e di passarci sopra non ne voglio più sapere!! …” Mario è molto chiuso sulle sue posizioni, quindi cerco di creare un’apertura e chiedo: “Cosa saresti disposto a fare tu per Paola e viceversa?”

Mario propone di nuovo:“Telefonare al sabato…? Va bene..” Paola risponde di getto: “Non è vero che lo farai, mi prendi in giro? All’inizio  mi chiamavi sempre, poi l’avvocato ti ha detto di mettere tutto per iscritto e ciao!!….”

A questo punto, con tono pacato, domando anche a Paola  Cosa  ti sentiresti TU di fare?  Lo scopo è abbassare  la tensione da 10 a 8…” Prima che Paola possa rispondere, Mario esclama: “Se dall’altra parte ci fosse  la volontà sono disposto a fare tutto! Ma li merita i miei sforzi visto come si comporta con me!??”

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