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Accordi in mediazione familiare: caratteristiche e importanza

Samantha e Franco sono una coppia di trentenni, con un figlio di 6 anni. Sono stati orientati alla mediazione dal giudice del tribunale dei minori, cui Franco è ricorso a un anno dopo la separazione.

La seduta odierna è quella successiva all’incontro di orientamento iniziale e orbita tutta intorno a Lorenzo

Lasciate un attimo da parte le questioni economiche e quelle relative alla casa di famiglia, oggi è lui l’oggetto della discussione (e del conflitto) tra i suoi genitori.

La prima urgenza di cui Samantha e Franco vogliono parlare è relativa ai documenti di Lorenzo e alla sua carta di identità per l’espatrio. Per il suo rilascio è necessaria la firma di entrambi. Fino a oggi Franco non ha accettato di firmare i documenti (che Samantha ha portato con sé e mostra al mediatore).

Franco è ovviamente d’accordo sulla necessità del documento in sé, ma dice:

“Non prima che il giudice si pronunci chiaramente, perché voglio che le cose che riguardano Lorenzo vengano decise in due”.

Il mediatore, scegliendo di non trattare gli aspetti legali, pone a Franco una serie di domande allo scopo di chiarire qual è la paura reale che lo porta a comportarsi in quella determinata maniera, poi conclude:

“Come mai preferisci che Lorenzo non veda nuovi paesi?”

“Io voglio che li veda”,

replica Franco,

“ma voglio che il giudice dica bene come devono essere prese le decisioni. La mia paura è che lei decida da sola. Lorenzo ha un papà”.

Emerge finalmente il timore di Franco, che è quello di venire escluso dalle decisioni riguardanti Lorenzo.

Il mediatore chiede solo a questo punto se ne abbiano già parlato con l’avvocato e se siano stati istruiti sulle questioni legali. Entrambi dichiarano di averne parlato, ma che le opinioni raccolte non li abbiano aiutati a superare il problema.

Il mediatore chiede a Samantha e Franco di dire anche ai loro avvocati, che, anche se danno il consenso al rilascio del passaporto personale e per il loro bambino Lorenzo, in mediazione, possono inserire la condizione che occorra sempre essere avvertiti ed essere d’accordo prima di portare Lorenzo in vacanza all’estero

Samantha dice di essere d’accordo sulla necessità che entrambi i genitori sappiano esattamente dove si trova Lorenzo. Dice di voler trovare un modo per stare più tranquilli.

Si passa all’argomento della cura di Lorenzo

“Quali disposizioni avete seguito fino ad oggi? Quante volte vedi Lorenzo?”,

chiede il mediatore rivolto a Franco, sapendo che stanno seguendo le disposizioni provvisorie dettate dal giudice.

Per discutere dei tempi e dei modi in cui ciascun genitore si occupa personalmente del figlio viene utilizzato lo strumento dello “schema del mese”.

Il mediatore va alla lavagna e disegna un mese tipo di 28 giorni, con la stessa grafica dei calendari.

Inizialmente il mediatore si concentra su Franco:

“Il papà passa con Lorenzo un week-end ogni due, più un giorno (due quando non è il suo turno per il sabato e la domenica) durante la settimana”.

Tendenzialmente, si tratta del martedì ma, a causa del suo lavoro, non riesce a dare una garanzia rispetto al giorno.

Proprio questa incertezza, unita a un’eccessiva flessibilità negli orari di rientro del bambino alla domenica, infastidisce Samantha che spiega:

“Io e Lorenzo adesso viviamo dai miei genitori, che cenano alle otto precise tutte le sere e lui lo sa, ma porta Lorenzo sempre in ritardo per fare un dispetto a me e ai miei genitori!”.

Replica, sovrapponendosi, Franco:

“Vedo Lorenzo con il contagocce, lo hai portato via da casa e dai miei genitori e pretendi che io rispetti gli orari che fissi tu, solo per dispetto nei miei confronti”.

Il mediatore riassume

Poi aggiunge:

“Dove ha abitato Lorenzo prima?”.

Samantha spiega che la casa di famiglia era troppo vicina ai genitori di Franco e che lei non aveva alcuna privacy. Anche dopo la separazione erano sempre a casa sua:

“… e pretendevano di dirmi come educare mio figlio!?!”.

Il mediatore le chiede:

“Vorresti decidere dell’educazione di Lorenzo insieme a Franco, ma non insieme ai suoi genitori?”.

“Esatto, non solo perché siamo noi i genitori, ma anche perché non condivido i loro sistemi educativi”,

ribadisce.

Franco, infastidito, dà a Samantha dell’ingrata:
“Se non ci fosse stata mia madre a tenere Lorenzo tutti i giorni quando tu eri al lavoro, avresti potuto perdere il posto. Dovresti ringraziarli i miei genitori”.
“I tuoi genitori sono un punto di riferimento importante nella vita, vero Franco? Come ti stanno aiutando in questo momento?”,
chiede il mediatore. Franco risponde accoratamente:
“Mi stanno ospitando a pranzo e a cena da quando ci siamo separati e hanno molto sofferto quando Samantha se ne è andata portando via Lorenzo!”.
Samantha un po’ spazientita replica:
“So che hanno sofferto, ma era diventata una prigione per me quella casa”.
Ciò che Samantha chiede è che Franco la “lasci andare” e che sia collaborativo, che lo dimostri con i fatti, non soltanto a parole:
“Io posso anche essere flessibile sugli orari di rientro, purchè lo siamo entrambi … e lui prima mi dimostri di essere affidabile”.

L’accordo che insieme possono stabilire e sottoscrivere diventa a questo punto una possibilità importante da usare per costruire un “futuro con una differenza”, un sistema organizzato in cui ciascuno abbia i propri spazi e possa sentirsi rispettato nelle proprie esigenze

Samantha chiede di poter scegliere come educare Lorenzo solo con l’aiuto di Franco. Franco chiede di rispettare il legame affettivo tra Lorenzo e i nonni paterni. Samantha allora chiede che anche gli orari del rientro a casa vengano osservati per mostrare rispetto ai nonni materni.

Comincia la formulazione di una serie di micro-accordi concernenti la cura di Lorenzo:

  • modi e tempi degli spostamenti,
  • chi dovrà accompagnare Lorenzo (i nonni, la mamma, il papà…),
  • quando, a che ora, con quanto anticipo dovranno essere comunicate eventuali variazioni,
  • ecc…

Il mediatore chiede a Samantha e Franco se lo schema deciso dal giudice vada loro bene e se pensano che, così come è fatto, possa funzionare per i prossimi anni.

È importante che nel momento della separazione le parti imparino a ragionare in prospettiva, considerando ciò che con il tempo potrà eventualmente cambiare e cercando delle soluzioni che possano resistere anche all’eventuale cambiamento.

Franco dice che desidererebbe passare più tempo con Lorenzo, sente molto la sua mancanza, e vorrebbe averlo più vicino:

“Prima, quando vivevamo vicini, lo vedevo tutti i giorni”.

Il mediatore risponde con un intervento che ricrea reciprocità:

“Tu sei un papà che ci tiene al suo bambino e tu sei una mamma che ci tiene altrettanto. Lorenzo, adesso, è figlio di genitori separati: è un bambino che deve e dovrà fare avanti e indietro tra i suoi genitori. Bisogna stabilire come e quanto. Più voi sarete collaborativi, più lui potrà muoversi serenamente tra la sua mamma e il suo papà”.

Sullo spunto di questa dichiarazione, che viene accolta positivamente sia da Samantha che da Franco, Franco prende consapevolezza che i tempi stabiliti rispettano la distanza attuale fra le due abitazioni e i propri impegni lavorativi, anche se gli piacerebbe poter stare con Lorenzo più a lungo la sera e riportarlo dalla mamma dopo cena.

Samantha riconosce a Franco la possibilità di stare un po’ di più con Lorenzo, ma non con i nonni paterni:

“Mi hanno ricoperta di insulti l’ultima volta che li ho incontrati, e Lorenzo era presente”.

Franco replica che gli insulti se li è meritata, visto come si è comportata con loro, allora Samantha esclama:

“Mi spiaceva che mio padre ti avesse messo le mani addosso, adesso invece penso che ha fatto bene a darti una lezione”.

Il mediatore chiede a entrambi se sia stato facile parlare ai propri genitori della separazione.

Entrambi, cessano di discutere e guardano il mediatore poi si guardano negli occhi. Confessano che è stata la cosa più difficile, più ancora che dirlo a Lorenzo.

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